Lavoro, da diversi anni, in un ambiente multiculturale e vivo da più di tredici anni in una città internazionale. L’esposizione continua a persone con culture diverse dalla mia ha sicuramente contribuito a migliorare le mie doti di empatia, aiutandomi a mettermi nei panni degli altri per comprendere esigenze che prima non coglievo o non consideravo. Naturalmente non ci riesco sempre, e naturalmente, per ignoranza, ho commesso tanti errori. Sul lavoro, ho indetto riunioni in coincidenza del Natale ortodosso o durante la fine del Ramadan; durante un viaggio in Togo, ho stretto con vigore la mano a un’anziana donna musulmana. Da questi errori ho imparato, non solo a non commetterli più, ma anche ad aiutare chi mi circonda a prevenirli. I miei errori sono stati, in fondo, solo e sempre causati dall’ignoranza, la mia, quindi ho sempre pensato che un’adeguata informazione fosse la soluzione per sviluppare la propria sensibilità.
Per questo motivo ho salutato con soddisfazione la notizia di qualche giorno fa sulle linee guida sull’inclusione emanate dalla Commissione Europea. Si trattava di un documento di 32 pagine che forniva spunti e indicazioni su come comunicare, sia in forma orale che in forma scritta, in maniera tale da evitare discriminazioni. Tale documento era stato scritto per uso interno, cioè dei dipendenti della Commissione, con la convinzione che siano proprio le istituzioni europee, e più in generale gli enti pubblici, a dover dare l’esempio. Poche ore dopo l’emissione del documento la destra europea, e, neanche a dirlo, quella italiana in particolare, ha starnazzato farneticazioni quali “ci vogliono rubare il Natale!”, “Vogliono cancellare le nostre radici cristiane”… E altre simili stupidità. Il documento è stato poi ritirato per ulteriori revisioni.
Io ho letto il documento in inglese, scoprendo così che molte delle accuse che la stampa e la destra italiana hanno mosso, sono solamente frutto di una cattiva conoscenza dell’inglese che ha prodotto equivoci in alcuni casi esilaranti. Avrete forse sentito della raccomandazione di non usare nomi cristiani, come John e Maria. La destra si è indignata: dobbiamo forse usare Mostafa e Mariam? Ecco, nel testo si diceva di non chiedere, soprattutto nei moduli dei questionari, il “Christian name”, ma il “First name”, perché non tutte le persone sono cristiane. Ora, come sa chiunque mastichi un minimo d’inglese “Christian name” non vuol dire “nome cristiano” ma nome di battesimo”, mentre “first name” vuol dire semplicemente “nome”. Cosa c’è di scandaloso in questa linea guida? La stessa cosa con il suggerimento, in una mail di auguri, di scrivere buone feste e non buon Natale se non si è sicuri che tutte le persone in copia siano religiose.
Il documento è suddiviso in capitoli, uno per ciascuna delle principali diversità: di genere, di orientamento sessuale, etnica, culturale, di età, di diversa abilità. Se potete, leggetelo, ne ricaverete spunti interessanti. Il nostro linguaggio è costruito su misura del maschio, bianco, eterosessuale, cristiano, abile. Se non appartenete a questa descrizione, anche per una sola categoria, allora è altamente probabile che siate stati vittima, qualche volta, di linguaggio non inclusivo. Qualche esempio? In una riunione di lavoro, all’uomo si dà del “Dottore” e alla donna della “Signora”. A una persona non bianca ci si rivolge con il “Tu”, a una bianca con il “Lei”.
Insomma, cari salvini, meloncini e affini, ma certo che potete celebrare il Natale e che potete scambiarvi gli auguri. Accertatevi solamente che le persone a cui li rivolgete siano non solo cristiane, ma anche cattoliche o protestanti, soltanto perché il Natale ortodosso si celebra il 7 gennaio. A tutti gli altri è più appropriato augurare buone feste. Non è facile, vero? Ma è tutto qua.
Per chi volesse approfondire, ecco il documento della Commissione europea (in inglese) https://www.fdesouche.com/wp-content/uploads/2021/11/guidelines-for-Inclusive-communication.pdf
Diffondiamo con forza
Parole sante Maurizio…e tutto parte dall’ignoranza , che in questo caso è stata di non saper tradurre, o farsi tradurre, visto che Salvini e Meloni non conoscono l’inglese, in modo esatto il testo della commissione europea …detto questo, BUONE FESTE AMICO Mio …
Caro Maurizio, condivido appieno quanto hai scritto, come sai anche l’ambiente universitario è multiculturale e dall’incontro con ricercatori di paesi diversi nasce un arricchimento reciproco. Sono la presidente del comitato unico di garanzia e combatto ogni giorno per l’adozione di un linguaggio inclusivo e non sessisti , che non è solo forma, ma è proprio sostanza. Se vado al bar con un collega nei pressi dell’Università io sono la signora e lui il professore e magari io sono la professoressa ordinaria e lui il ricercatore. Prima sorridevo, ma ora che sono anziana puntualizzo facendomi paladina di tutte le donne . Riguardo il periodo di feste, ho una collega/amica russa e ci scambiamo gli auguri di Natale, lei li fa a me quando è il mio Natale e io a lei quando è il suo. Così ci facciamo doppi auguri e ci sentiamo il doppio delle volte. 😀
“Il nostro linguaggio è costruito su misura del maschio, bianco, eterosessuale, cristiano, abile.” Questo è vero non solo per il linguaggio, ma per tutto: storia, medicina, culture aziendali, valori etc.
Carissimo Maurizio, ma come non essere d’accordo con te, una volta di più ! Abbiamo tutti ancora molto da imparare sulle culture , e meno male, vuol dire che non siamo del tutto globalizzati :-)
Qualche giorno fa avevo visto un video su questo argomento. Chi fosse interessato eccone il link:
https://youtu.be/mcqN-NozV20
Un caro saluto e mille auguri per questo periodo dell’anno, che per alcuni corrisponde alle fine dell’anno!! 😁
Caro Maurizio, c’è ignoranza e ignoranza… L’ignoranza di chi non sa, ma nel rispetto dei valori dell’altro e nella volontà di crescita impara dai propri errori, e l’ignoranza di chi si rifiuta di conoscere perché fa della prepotenza e della sopraffazione il proprio faro.
Chi ha avuto (e, speriamo, avrà di nuovo) la possibilità di viaggiare tanto e incontrare persone con identità e valori diversi dai propri, avrà spesso fatto errori prodotti dall’ignoranza dell’altrui sensibilità, talvolta li avrà subiti, ma avrà avuto occasione di crescere e capire, di mettersi nei panni degli altri.
A proposito del tema: personalmente, pur festeggiando il Natale, preferisco augurare buone feste; nello stesso tempo, per esempio, non rimarco il fatto che l’8 marzo per me non sia una festa e non trovo sensato fare gli auguri: li accetto come gesto gentile da parte di chi li fa.
Insomma, rispetto e buon senso nei rapporti umani aiutano sempre.
Il problema più grande, a mio avviso, è l’enorme ipocrisia di chi lascia morire i migranti in mare o erge muri di filo spinato e poi si appella a una cristianità che è solo nei simboli o nelle parole. Sono anche le persone che usano le opzioni dottore/signora, o che pur essendo donne scelgono per sé il titolo professionale al maschile per avere una credibilità, ribadendola solo per se stesse e non per tutte le persone, indipendentemente dall’identità di genere, che una posizione professionale l’hanno conquistata per merito.
Le linee guida sono senz’altro utili… ma poi che peso hanno se non c’è una sensibilità condivisa?
Errori ne compio tutti i giorni, a volte dovuti alla mia ignoranza e a volte ad un po’ di superficialità. Mi è capitato di dare del tu al ragazzo straniero incontrato per strada che cerca di vendermi qualcosa, ma non ho l’abitudine di dare del tu al commesso in un negozio. Mi scuso per questo, ma non lo faccio sicuramente per mancanza di rispetto. Diverso però è l’atteggiamento di chi si crede “superiore” solo perchè è un maschio, bianco e magari ricopre un ruolo importante nella società. Mi ricordo che anni fa iniziai a lavorare in un’azienda dove la rubbrica del telefono era formata da un elenco di nomi di uomini con il titolo di dottore e donne con l’appellativo di signorina a parità di titolo di studio. Assurdo! Credo che il rispetto per le persone sia fondamentale e non dovremmo avere bisogno delle linee guida della commissione europea per sapere che non ci sono differenze di genere, religione, nazionalità o cultura. Anni fa lessi un articolo molto interessante nel quale si spiegava quanto sia meglio dire cieco con rispetto piuttosto che non vedende con dispezzo e indifferenza. E allora buon Natale a tutti, cristani, ebrei, musulmani, atei perché un augurio è come un saluto, se fatto con il cuore.
Grazie Maurizio per aver condiviso la tua prospettiva.
Avendo la fortuna di occuparmi di inclusione tutti i giorni spesso sento commenti di malumori o diffidenza su un linguaggio più inclusivo. Come se attraverso le parole venisse rubata l’identità senza renderci conto che, come noi teniamo alla nostra, anche gli altri hanno diritto ad essere rispettati nella loro unicità e interezza.
Io, come te ho fatto , e continuo a fare, tante gaffes ma per me la differenza la fanno gli occhi curiosi con cui ci avviciniamo a ciò’ che per vari motivi ( educazione, ignoranza nel suo significato etimologico di ‘mancanza di conoscenza’, etc) non conosciamo.
Buone feste !