Piciul: la Napoli degli esclusi

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Napoli è probabilmente la città italiana più raccontata nei romanzi, e io, forse perché sono napoletano, vengo inevitabilmente attratto da ogni novità narrativa che riguardi la mia città d’origine. Col passare degli anni mi rendo però conto che diventa sempre più difficile raccontare Napoli in maniera originale, complicato dire al lettore qualcosa che egli non sappia già.

Ci è riuscito Marco Peluso, con il suo romanzo Piciul, pubblicato da Linea edizioni.

Piciul 1

Ecco le parole che la scrittrice Antonella Cilento usa per descrivere il libro:

Piciul racconta Napoli, che è fin troppo narrata, dal punto di vista di un gruppetto di ragazzini rumeni.
Fra i tanti migranti che abitano la città come fantasmi, africani, cinesi, ucraini, filippini, peruviani, pakistani, certo i rumeni sono i più segreti. Ed è scomodo guardare il dolore che non si sana, i pozzi che non hanno alcuna luce al fondo, praticare la letteratura che non consola. Eppure una pulizia e una purezza è sempre salva nei ragazzini di questo romanzo, nel loro desiderio di crescere e salvarsi, di essere felici, di non tradirsi quando sono stati già venduti dalla Storia.

È scomodo guardare il dolore che non si sana, i pozzi che non hanno alcuna luce al fondo.

Napoli senza luce, quindi, ed effettivamente il sole non c’è mai in questo romanzo. Napoli senza mare, perché le vicende del romanzo si svolgono lontano da esso, in un quartiere popolare, malfamato, la Duchesca, che i turisti non conoscono, e che i napoletani che non hanno radici lì evitano, perché non c’è quasi mai ragione di andarvi. Protagonista è Horia, ragazzino figlio di madre italiana e di padre rumeno, e pertanto automaticamente percepito come straniero, che si divide tra lo scarso interesse per la scuola, la necessità di andare a lavorare, e i sogni di gloria di tutti gli adolescenti. Protagonisti sono i suoi amici, quasi coetanei, a partire da Blanca, a cui la scuola piace. E poi Vali, Dorin, Damin… Così uguali, così diversi, sempre in bilico tra bontà e malavita, tra voglia di riscatto e tentazioni da cattiva strada. Protagonista è l’adolescenza, età felice solo per quelli che l’hanno dimenticata da tempo. Protagonista è Napoli, città accogliente, capace talvolta di respingere chi napoletano non è. Protagonisti sono gli esclusi che, dalle diverse latitudini, si ritrovano a Napoli.

E’ un romanzo dolente, eppure pieno di energia, un romanzo disperato, eppure pieno di speranza.

Un romanzo che consiglio di leggere, se quest’estate avete voglia di avventurarvi in qualcosa di spiazzante, che scardina le vostre certezze.

4 Comments

  1. Hai ragione è spiazzante ma vero e vivo, io ci sono passato in quelle stradine dietro piazza Garibaldi, È un romanzo che amerò per sempre.

    • Hai ragione. Io conoscevo la zona principalmente per gli ospedali Annunziata e Ascalesi, che tanti anni fa, quando vivevo ancora a Napoli, ho frequentato. La mia ultima visita in città è avvenuta appena dopo aver letto il libro, e non ho potuto far a meno di tornare nel quartiere. Ovviamente concordo anche con il tuo giudizio sul romanzo, che ho proposto volentieri nel blog.

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