Soltanto pochi giorni fa ho imparato il significato della parola POLAR, genere letterario che è una combinazione di poliziesco e noir. Ho scoperto così che i libri che da anni comincio la sera del 31 dicembre, e che mi fanno compagnia anche il giorno di capodanno, da me molto grossolanamente definiti “gialli”, sono in realtà dei polar.
Particolarmente felice è stata la scelta di quest’anno, Acqua rossa, del croato Jurica Pavicic, pubblicato recentemente da Keller con la traduzione di Estera Miocic, che ha vinto, tra il 2021 e il 2022, numerosi premi letterari in Francia, tra i quali il “Prix Mystere de la critique” come miglior romanzo straniero del 2022. Mi avevano attirato, oltre alla bellezza della copertina rossa, le parole entusiaste usate dal quotidiano “Le Figaro”: Un dramma famigliare e un eccezionale affresco storico che non sacrifica mai, nemmeno per un secondo, la suspense di un buon poliziesco. Un libro notevole.

Riassumo la trama utilizzando le parole dell’editore: Quando la diciassettenne Silva scompare dal suo villaggio sulla costa dalmata si sta celebrando la festa dei pescatori. È un sabato di settembre del 1989 in una Jugoslavia morente e l’indagine viene affidata all’ispettore Gorky Šain. Ben presto le ricerche rivelano un ritratto più complesso e sconosciuto della ragazza: studentessa delle superiori a Spalato implicata negli ambienti della droga e con molti soldi a disposizione. E poi c’è un testimone uscito dal nulla, che afferma di averla vista comprare il biglietto di un pullman diretto all’estero.La Storia nel frattempo segue il suo corso; ciò che resta del regime di Tito sta crollando e il nuovo potere dà il via a una caccia alle streghe che non risparmia nemmeno le forze dell’ordine: Gorki Šain è obbligato a dimettersi e il caso viene chiuso.La famiglia di Silva è l’unica a non arrendersi, a continuare ostinatamente le ricerche e a voler trovare delle risposte. Solo molti anni più tardi, in una Croazia alquanto cambiata, un evento inatteso farà luce su quell’indagine…«Acqua rossa» è un giallo sociale potente e dai tratti epici. Accanto alla tensione del poliziesco mostra, in un grande narrazione, gli sconvolgimenti di quasi tre decenni della società jugoslava: caduta del comunismo, guerra civile, crollo dell’economia e dell’industria, investimenti stranieri, corruzione, turismo. I destini individuali che incrociano i traumi della Storia.
All’inizio, sono stato catturato dal libro per motivi banali: la storia inizia nel 1989, anno in cui avevo visitato, in vacanza, proprio quelle regioni dell’allora Jugoslavia; i gemelli Silva e Mate, tra i protagonisti del libro, sono/erano miei coetanei. Sono però diventati subito altri i motivi di attrazione: la trama noir, certamente, con le ricerche della persona scomparsa durate decenni, ma anche la descrizione di un Paese in disfacimento, la Jugoslavia, e poi quella di un Paese neonato, la Croazia. Notevole la caratterizzazione psicologica dei personaggi principali: oltre al commissario Gorki Sain, il giovane Mate e i suoi genitori Jakov e Vesna, verso i quali ho provato, di volta in volta, empatia.
Un romanzo di apparente evasione, che invece stimola riflessioni profonde. Per gli amanti del genere, per chi nel 1989 aveva diciassette anni, per chi ama le terre della ex Jugoslavia, per chi è alla ricerca di un romanzo lontano dalla banalità.
Grazie della recensione, è un invito alla lettura di un libro del mio genere preferito.
L’ho letto, bello.
Diffondiamo