Quando ero bambino, mi divertivo a sfogliare l’atlante, immaginando i luoghi che avrei visitato. Imparavo le capitali, classificavo i diversi Stati in ordine di superficie, ne osservavo i laghi, i fiumi, i monti. Uno Stato europeo mi attraeva in maniera particolare, l’Albania, perché era il primo in ordine alfabetico, ma anche quello più misterioso; a quei tempi, infatti, dell’Albania si sapeva molto poco, se non che il suo dittatore Enver Hoxha aveva litigato, oltre che con l’Occidente, anche con quasi tutto il blocco comunista.
Gli Italiani scoprirono l’Albania solo nell’estate 1991, quando decine di migliaia di Albanesi sbarcarono sulle coste pugliesi, in fuga dal loro Paese. Ci scoprimmo, per la prima volta e del tutto all’improvviso, terra di immigrazione e non solo di emigrazione. Pochi mesi dopo, il cantautore Francesco Baccini incise una canzone ironica, Margherita Baldacci, la cui protagonista era una giovane donna che sognava di andare in Albania. Ecco, io, come Margherita Baldacci, volevo andare in Albania.
E’ stato solo nel 2021 che ho centrato questo obiettivo; a causa della pandemia non volevo effettuare lunghi viaggi e cercavo un luogo che non fosse troppo affollato di turisti; l’Albania mi sembrava il luogo ideale, anche perché, a inizio estate, contava pochissimi casi di Covid-19. Decido di escludere le località più turistiche, quali Saranda e Valona, anche se hanno il mare più bello. Programmo perciò 5 notti a Durres e 2 a Tirana, in modo da alternare il mare alla scoperta delle città, prenotando solo volo, albergo, e trasferimento tra le due città.
All’arrivo mi aspetta Goni, che mi accompagna fino all’albergo sul mare, nei pressi di Durres, e che poi diventerà il mio accompagnatore in un paio di gite. In albergo mi rendo conto che, sebbene sia già settembre, i turisti sono tanti, e vengono non dall’Europa occidentale, ma da Kosovo, Russia, Polonia, Lituania… La gestione dell’albergo è molto buona, grazie ad Arben, giovane manager che fra qualche settimana verrà in Svizzera per un corso di perfezionamento. Sarà Arben ad aiutarmi a capire come la gente vive quotidianamente, grazie a una lunga chiacchierata, una sera a ristorante. Io ero stato, come al solito, in un supermarket, in farmacia, dal panettiere, ma non riuscivo a capire il costo medio, non conoscendo i salari, non sapendo i costi degli affitti.
Il mare è piacevole, è lo stesso Adriatico che siamo abituati a conoscere dal versante italiano, ma dopo qualche ora di spiaggia sono stanco, voglio andare a esplorare i dintorni. E così eccomi a Durres, da noi conosciuta come Durazzo. Il suo lungomare, e il porto, valgono da soli la visita. La città è piccolina, ma c’è tutto, a testimonianza di quanto l’Albania sia sempre stata un luogo cruciale nella storia, uno dei punti d’incontro tra oriente e occidente. Si passeggia tra l’anfiteatro romano e il foro bizantino, passando per la grande moschea, fino alla torre veneziana. L’architettura di piazza Liria mette in chiara evidenza l’influenza italiana all’inizio del secolo scorso.
Mi colpisce di più la città di Shkoder, che noi conosciamo come Scutari, il capoluogo del Nord dell’Albania. Non solo la moschea principale e quella, piccolina, denominata “di piombo”. Non solo la cattedrale di Santo Stefano, ma soprattutto il maestoso Castello di Rozafa, il monumento più importante di Scutari, visibile a chilometri di distanza, e il paesaggio in sé: il grande lago, ma anche il fatto che in città confluiscano due fiumi: la Drina e il Buna; e proprio il vecchio ponte sul Buna, appena fuori dalla città, vale una passeggiata. Quello che mi affascina, passeggiando per Scutari (ma è una sensazione che provo durante tutta la mia permanenza in Albania), è il senso di pace che si respira per le strade, la naturalezza con cui si passa da una moschea a una chiesa, sia essa cattolica o ortodossa, e il fatto che tutto questo per gli abitanti del luogo sia assolutamente naturale. Come sempre durante i miei viaggi, cerco di gustare la cucina locale, e proprio a Scutari ho mangiato le migliori yaprak, le foglie di vite ripiene di riso, carne macinata e spezie.
Per scoprire l’antica capitale albanese, Kruje, luogo di nascita del condottiero Skanderbeg, che da qui guidò la resistenza anti-ottomana, Goni mi fa accompagnare da suo nipote, Eugeni, un giovane neolaureato in Storia, che ha appena cominciato a insegnare nella scuola secondaria. Visito così il castello e il museo storico con una guida d’eccezione, che mi racconta della storia dell’Albania, dandomi la possibilità di apprezzare ancora meglio questo Paese. Una passeggiata nel vecchio bazar dalle atmosfere orientali aiuta a prepararsi per il pranzo, che, con Goni e Eugeni, consumiamo ai piedi del castello, degustando ancora una volta le specialità tradizionali.
Nel giro di queste città ho ritrovato l’atmosfera dei paesini del sud della mia infanzia, quando ci si allontanava da Napoli per scoprire i dintorni. Ho trovato gli stessi odori, gli stessi sapori del cibo, la stessa gentilezza da parte delle persone.
Eppure è Tirana la città che mi ha colpito di più. Ci sono capitali che hanno un’essenza evidente; altre invece, come Tirana, hanno un’essenza nascosta, che sta al viaggiatore scoprire, percorrendola, parlando con la sua gente, vivendola. Tirana non ha un monumento caratterizzante, come il Colosseo o la Torre Eiffel. Ha alcune piazze importanti, prima fra tutte piazza Skanderbeg, con la moschea, il teatro dell’opera, la torre dell’orologio… Ma è camminando che la si scopre. I suoi palazzi mettono in evidenza una storia recente non proprio allegra, la piazza Madre Teresa, con il museo e l’università, e i suoi dintorni, testimoniano della presenza italiana grazie all’architettura di stile fascista. E’ una città ricca di verde, con un grande parco appena dietro all’università, nel quale gli Albanesi si recano a riposare, a fare sport, a prendere il sole sulle sponde del lago artificiale. Proprio in quel parco vi è una via dedicata al grande giornalista pugliese Alessandro Leogrande, che ha dedicato gran parte del suo lavoro ai migranti, scomparso troppo presto e in Italia immediatamente dimenticato.
Per cercare di catturare l’essenza di Tirana ho visitato due musei molto particolari. Il primo è il Bunk’Art 2, museo allestito in un porzione delle gallerie rifugio che percorrono il sottosuolo di Tirana (come il Bunk’Art 1, che purtroppo non ho avuto il tempo di visitare). In questo sotterraneo si ripercorre la storia della polizia albanese, dalla sua nascita. Viene spiegata la sua fusione con i carabinieri durante il periodo fascista, ma la maggior parte dell’esposizione è dedicata alla polizia comunista, la terrificante Sigurimi, la polizia segreta attiva tra il 1943 e il 1991, le imprese della quale terrorizzano ancora oggi. Il secondo museo che ho visitato è stata la Galleria Nazionale d’Arte, pieno zeppo di ritratti e sculture, purtroppo senza molte spiegazioni. Eppure quei ritratti, così reali, mi hanno dato un’idea concreta del tempo che fu.
Mi sono divertito a gironzolare per il bazar, facendo conoscenza dei vari venditori e negozianti, tra i quali un giovane macellaio presso il quale compravo l’acqua, e una giovane panettiera, che parlava un inglese eccellente, dalla quale mi rifornivo di dolci tipici, che costituivano la mia cena. A pranzo sono sempre andato a mangiare in un piccolo ristorante tipico, Oda, che si trova in un vicoletto non lontano dal bazar, e per questo non troppo conosciuto tra i turisti, tanto che per trovarlo mi ha dovuto aiutare un vigile urbano. Locale con arredamento tradizionale, tavoli bassi, pieno di foto, mi ha fatto apprezzare non solo la cucina ma anche l’ospitalità albanese. A bere un caffè sono andato con Ndricim, ex collega di lavoro di tanti anni fa, che conoscevo solo telefonicamente prima di questo viaggio. E poi, tra i miei giri, non poteva mancare una visita alla libreria principale di Tirana, accanto al teatro dell’opera. Al di là dei libri in lingua originale o in inglese, mi attrae sempre vedere quali autori italiani siano letti nella lingua del Paese. E’ stato bellissimo trovare Pasolini, Morante, Moravia, Primo Levi, Goliarda Sapienza, oltre alla immancabile Elena Ferrante.
Poche ore dopo il giro in libreria sono ripartito, stavolta l’aereo era pieno, pieno di Albanesi di tutto il mondo, che rientravano a casa loro negli USA, in Gran Bretagna, in Canada, e avrebbero fatto scalo a Zurigo. Partivano con gli occhi pieni del dolore dell’emigrante, ma allo stesso tempo pieni dei colori della loro terra, gli stessi colori che io porto con me, assieme alla gentilezza di Goni, Arben, Eugeni, Ndricim, il giovane macellaio e la giovane panettiera. Un giorno ritornerò, sicuramente.
Maurizio, quando ci tornerai verrò con te. Da sola, non l’avrei mai scoperta cosi bene.
Il segreto è conoscere gente del luogo
Diffondiamo
Leggendoti mi è sembrato di essere in Albania con te …
Ed hai ragione nel dire che lo scoprimmo quando ci furono quelle immagini del porto di Bari….
Madonna che meraviglia leggere i tuoi testi!!!
Credo proprio che la prossima volta che parti in viaggio saremmo in molti a voler venire con te. E non è una battuta, pensaci!! Con affetto e stima infinita, Susanna
Saresti una guida eccezionale, Maurizio. Il tuo racconto mi ha trasportato in Albania, con gran piacere.
Riesci a farci vivere il posto con le tue descrizioni!!
Sono stato in Albania un po’ di anni fa per lavoro. È una terra molto bella; la capitale è ricca di locali e di giovani con un ottimo livello di istruzione. Ricordo che in molti parlavano un ottimo inglese e italiano. È stata una bella esperienza, che spero di ripetere presto con la mia famiglia. Viaggiare, è il cibo dell’anima: ti arricchisce, ti emoziona, ti rende un uomo migliore.
Grazie per aver condiviso la tua esperienza di viaggio con noi. Come ti ho detto in varie occasioni, secondo me hai il dono della scrittura: riesci a rendere qualsiasi argomento che tratti interessante.
Hai mai pensato di scrivere un romanzo?
A presto,
Agostino
grazie per le belle parole. Ci ho pensato e, per fortuna di tutti, ho desistito.
grazie Maurizio, ho vissuto per 3 anni a Scutari, mi ha fatto piacere ripensare a quei luoghi, anche se anni fa la situazione era davvero difficile. Ma l’Albania ti entranel cuore!