Paola De Martin: la presidente di TESORO

Paola nasce a Zurigo nel 1965, figlia di due emigranti di Belluno. Il padre era arrivato in Svizzera nel 1962, per lavorare come muratore. La madre raggiunse il marito dopo il matrimonio, nel 1963, e, una volta arrivata a Zurigo, trovò subito lavoro alla catena di montaggio di una delle fabbriche cittadine. Successivamente lavorò come stiratrice, come donna delle pulizie, ma anche come baby sitter.

Pochi mesi dopo la sua nascita Paola fu portata in Italia dagli zii, perché, a causa delle leggi del tempo, le era proibito vivere in Svizzera. Nel 1967 nacque la sua sorellina ma sarà solo nel 1968 che a Paola sarà consentito entrare legalmente in Svizzera. Il primissimo ricordo della sua infanzia è quello della madre che socchiude la porta di casa; dall’altro lato Paola intravede una donna, che spinge dentro un bambino. Questo bambino resterà in casa con loro a giocare, in assoluto silenzio. I quattro De Martin vivevano nel quartiere Seefeld, allora un quartiere povero, in un appartamento di tre stanze, assieme a due altri lavoratori. Paola ricorda che gli altri due lavoratori le volevano molto bene, la coccolavano e la trattavano con affetto.

Paola ha sempre amato andare a scuola, e ha imparato la lingua all’asilo, con naturalezza. Non ricorda mai di non aver compreso gli altri bambini. Passavano gli anni, e la bambina apprendeva sempre con profitto, tanto che il suo maestro della sesta classe, intuendone le potenzialità, consigliò alla famiglia di farle continuare gli studi iscrivendola al “Gymnasium”. La proposta fu accolta in casa con qualche perplessità: se da un lato il fatto che la piccola Paola diventi la prima persona di famiglia a frequentare il liceo inorgoglisce i genitori, dall’altro li preoccupa, perché non potranno offrirle alcun tipo di aiuto negli studi. Alla fine i genitori cedono e Paola frequenterà il liceo, anche questa volta con profitto. La ragazzina frequenta la Kantonschule di Oerlikon, dove sono presenti altri figli di lavoratori, e in quegli anni nasce, oltre al naturale conflitto adolescenziale con i genitori, anche una sorta di “conflitto di classe”: il ginnasio, senza essere esplicito, favoriva una latente attitudine di vergogna e pudore relativamente alle mansioni lavorative umili svolte dai genitori. In quegli anni, a seguito della crisi del petrolio, la vita per la famiglia De Martin si fa molto più dura: al papà è concesso restare in Svizzera con una paga ridotta alla metà e con delle responsabilità molto più ampie di prima.

Dopo il liceo, Paola decide di studiare per diventare maestra, ma scopre che è praticamente impossibile insegnare con il passaporto italiano. Si impegna così per ottenere la cittadinanza elvetica, anche se questo vuol dire rinunciare al passaporto italiano. Passasporto che tornerà ad acquisire qualche anno dopo, quando l’Italia accetterà la possibilità di doppia cittadinanza.

Durante gli studi magistrali, l’insegnante di disegno è colpita dalla creatività di Paola e la incoraggia a proseguire gli studi. Paola diventa maestra, comincia a insegnare, ma continua a interessarsi di arte fino a che, per esprimere a pieno la sua personalità, decide di frequentare un corso di “Disegnatrice tessile”. Si immerge nello studio e assorbe come una spugna tutto quello che può apprendere: scopre così i segreti dei telai, delle macchine da maglieria… Con due colleghe mette su il suo marchio (brand) e si lancia nel mondo della moda. Resta colpita dal fatto che, come già al liceo, in questo mondo si manifesti apertamente il disprezzo per lo stile di vita dei poveri.

Paola continua a insegnare, anche perché gli artisti, pur disprezzando (non Paola) lo stile di vita dei poveri, ricchi di solito non lo sono. Gli interessi di Paola sono però molteplici, la curiosità la spinge a intraprendere un corso di studi in “Storia dell’economia e della società svizzera” e quindi smette di disegnare, pur continuando a insegnare. Durante i suoi studi incontra un professore, storico dell’arte, che le consiglia di sviluppare la sua tesi di dottorato sui figli di lavoratori che diventano designer, dal momento che Paola conosce bene entrambi i mondi.

E’ proprio durante questi studi che Paola riflette sul proprio passato: sui ricordi d’infanzia, sull’amore e il rispetto nei confronti dei suoi genitori, che hanno fatto grandi sacrifici per una vita migliore, sulla sua sensibilità a letture di libri aventi come temi il colonialismo o l’olocausto, sulla sua irritazione nei confronti di questo nuovo “multiculturalismo zurighese” che tanto elogia gli italiani, quegli stessi italiani che venivano disprezzati fino a qualche anno prima.

Paola insomma è come un vulcano in ebollizione, che erutta nel 2014, quando viene approvata l’iniziativa popolare dell’UDC definita “Contro l’immigrazione di massa”. Paola rivede, nei bambini dei migranti temporanei, dei rifugiati, dei “sans papier”, quei bambini italiani di ieri che erano stati, loro malgrado, clandestini. Comincia così a raccontare la storia della sua famiglia, e raccontando scopre che tanti altri sono nelle sue stesse condizioni. Nel 2018 scrive una lettera aperta alla consigliera federale Simonetta Sommaruga, chiedendo non solo una revisione analitica di quanto subito dai bambini nascosti e dalle loro famiglie, ma anche un impegno per un riconoscimento formale di queste violazioni dei diritti umani, anche se avvenuti in modo “legale”, oltre a un risarcimento finanziario.

La risposta formale e asettica della consigliera federale ha fatto capire a Paola che una lettera aperta non è sufficiente e così, assieme ad altri compagni di avventura, si è impegnata per fondare un’associazione. Lo scorso 1 ottobre ha visto la luce TESORO, il cui direttivo è formato da persone, italiane e non, che hanno subito le conseguenze delle leggi sui migranti, non solo in quanto ex bambini clandestini, ma anche in quanto persone costrette a vivere lontano dalla famiglia.

Paola e gli altri fondatori di TESORO

L’associazione TESORO chiede:

  • Riconoscimento e scuse ufficiali da parte delle autorità elvetiche
  • Una rielaborazione storica delle condizioni di illegalità delle famiglie con permesso A e B
  • Un adeguato risarcimento per la sofferenza subita.

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Sarebbe bello che i migranti di tutte le generazioni sostenessero TESORO, e che tutti ci impegnassimo a far conoscere, non solo in Svizzera ma anche in Italia, la storia della migrazione in questo Paese. Se volete ulteriori informazioni, scrivete pure all’indirizzo e-mail: info@tesoro2021.ch

3 Comments

  1. Ringrazio di cuore Maurizio per la grande solidarietà nei cinfronti di noi, di TESORO!

    Hai tutta la mia stima per aver creato un breve testo così chiaro e tondo per raccontare una vita così piena di deviazioni angolari!

    Vorrei solo aggiungere: 1. la lingua che ho imparato all’asilo, come tutti i bambini l’ho imparato con naturalezza, niente di staordinario, era lo Züridütsch, un dialetto svizzero molto stretto. La prima lingua che ho imparato avrò avuto dieci mesi, era un dialetto veneto molto simpatico, il Belumàt. 2. Oggi sono artista/attivista, mi adopero per i diritti umani in Svizzera e insegno storia e sociologia all’università delle arti di Zurigo ZHdK.

    Ciao a tutti, buon anno! Paola De Martin

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