Stephen nasce a Kisumu, città nell’ovest del Kenya, sulle rive del lago Vittoria, nel 1974, e lì cresce con suo fratello e le sue cinque sorelle. La vita mostra presto alla famiglia Ogongo il suo lato crudele, a causa della morte prematura, a meno di un anno di età, di una delle bambine. Altre due sorelle perderanno la vita ancora giovani, sebbene già adulte, entrambe per malattie che, in un Paese con un sistema sanitario solido come quello italiano, sono facilmente curabili. Nonostante queste tremende ferite, Stephen cresce protetto dall’amore della sua famiglia; è uno studente diligente e disciplinato, gli piace studiare, tanto da diplomarsi con ottimi voti nel 1992. Durante gli anni della scuola incontra un giovane prete inglese, Padre Anthony Chantry, che diventa il sua mentore e con il quale costruisce una rete di Comunità Ecclesiale di Base per i giovani: insieme studiano la Bibbia, organizzano attività socio-culturali e forniscono assistenza alle persone bisognose. E’ da Padre Chantry che Stephen impara a essere molto critico nei confronti delle autorità, siano esse ecclesiastiche o politiche. Dopo il diploma, il ragazzo di Kisumu si impegna in attività di volontariato presso il centro giovnile cattolico Mji wa Furaha di Nairobi, coordinando i gruppi giovanili cattolici di tutto il Paese, organizzando e conducendo corsi di formazione di leadership ed educazione civica.
E’ nel 1995 che Stephen si trasferisce in Italia, per studiare Comunicazione sociale alla Pontificia Università Gregoriana. Arriva nel nostro Paese grazie a Fratello Emilio Prevedello, un Missionario Comboniano della provincia di Padova, che convince sua mamma Adelaide (che per Stephen diverrà nonna Adelaide) e altre 4 famiglie di Abano Terme (le famiglie Poletto, Cecchetto, Gambato e Pedron) a sostenere gli studi del giovane, brillante studente. Prima di arrivare a Roma per cominciare gli studi, trascorre quattro mesi in Veneto per ambientarsi. Viene accolto con l’affetto di tutta la comunità, in particolare dalle signore Fernanda de Mori e Gabriella Cecchetto, che diventano le sue mamme italiane. Tutto è nuovo per il giovane ragazzo, e le novità provocano, talvolta, difficoltà. Non conosce una parola di italiano e pertanto non riesce a comunicare. Si impegna tenacemente per imparare la lingua, studia da solo e si esercita guardando i programmi televisivi per bambini. Sa che, dopo un mese, ci sarà una festa in suo onore per dargli il benvenuto, e si pone come obiettivo di tenere in quell’occasione il suo primo discorso in italiano, obiettivo che raggiunge grazie al duro lavoro.
A Roma, Stephen vive in un collegio per studenti, che ospita 150 ragazzi provenienti da oltre 50 Paesi del mondo. Il giovane ricorda quegli anni come un periodo che lo ha arricchito non solo dal punto di vista culturale, ma anche da quello umano. Dopo essersi laureato brillantemente, il giovane dottore resta all’università per un dottorato di ricerca, alla fine del quale l’università gli propone una docenza a contratto, che Stephen accetta con orgoglio: insegnerà comunicazione e giornalismo.
La sua esperienza di migrante, il contatto con altre culture, hanno fatto capire a Stephen quanto sia pericoloso il pregiudizio e quanto i pregiudizi possano rovinare la vita di chi li subisce. Ha imparato a fare attenzione non solo a ciò che dice, ma anche a come lo dice, oltre che a usare lo sguardo in maniera diversa a seconda della persona che ha di fronte; se infatti in Kenya guardare negli occhi una persona più grande di te è considerato maleducato, in Italia è considerato maleducato non guardare negli occhi la persona a cui stai parlando. Comprendere queste differenze, e comportarsi di conseguenza, è un passo importante per l’integrazione. Stephen si rende conto che il suo compito è quello di promuovere la convivenza pacifica tra persone che provengono da diverse realtà.
Per eseguire il suo compito, oltre a insegnare all’università Stephen comincia a lavorare in una casa editrice multiculturale, la Stranieri in Italia srl (che nel frattempo è diventata New European Media Ltd, con sede a Londra) che si occupa di notizie per le comunità immigrate. Questa casa editrice produce diversi giornali e siti redatti in varie lingue, per le diverse comunità di immigrati: ci sono, tra gli altri, siti e giornali per gli africani francofoni, per quelli anglofoni, per i rumeni, per gli albanesi, per gli ucraini, per i polacchi, per i filippini, gli albanesi, i siriani… All’inizio di quest’avventura, le riviste erano prodotte in forma esclusivamente cartacea, ma col passare degli anni e la rapida diffusione di internet, il formato è diventato anche digitale. Esse si occupano di facilitare l’integrazione dei migranti, aiutando a conoscere il Paese ospite, i suoi costumi e le sue leggi, oltre a far conoscere ai migranti stessi i propri diritti e doveri. Nella redazione lavora un gruppo di avvocati specializzati nelle materie riguardanti l’immigrazione, che scrivono regolarmente articoli di argomento legale. La casa editrice richiede sempre più tempo e impegno, tanto che, dopo qualche anno di insegnamento, Stephen decide di lasciare l’università e dedicarsi esclusivamente alla redazione. Oggi la visione di questa casa editrice, che tanto successo ha avuto, e continua ad avere, in Italia, è stato esportato anche in Germania e Inghilterra.
Al di fuori dell’ambito lavorativo e universitario a Stephen è capitato di subire discriminazioni. E’ un problema comune a tutti i migranti, che giocoforza hanno imparato a conviverci. La situazione si è fatta però insostenibile nel 2018, con l’arrivo di Matteo Salvini al Ministero degli Affari interni. L’insulto e la discriminazione sembravano essere stati sdoganati e tanti italiani si sentivano legittimati ad aggredire, verbalmente e non solo, i migranti. L’atmosfera insostenibile ha spinto Stephen a fondare “Cara Italia”, un’associazione di immigrati e italiani che condividono gli stessi valori, lavorando insieme contro razzismo e discriminazioni. È un movimento che mette al centro la persona umana, che deve essere trattata in modo rispettoso e dignitoso. Tra le azioni compiute da Cara Italia, la segnalazione a Facebook di tutti i post razzisti e discriminatori pubblicati sulle pagine ufficiali di Salvini. Prima dello scoppio della pandemia, Cara Italia ha organizzato corsi di formazione politica per giovani di tutte le nazionalità, per imparare il funzionamento delle diverse istituzioni italiane (Comune, Regione, Parlamento, Governo), oltre che i fondamenti della Costituzione. Questo progetto, temporaneamente interrotto a causa dell’emergenza pandemica, dovrebbe riprendere appena possibile ed essere condotto con frequenza annuale nelle principali città italiane.
Stephen, che è sposato e ha due figlie di 18 e 14 anni, non è ancora cittadino italiano. Pur vivendo nel bel Paese dal 1995 ed essendosi laureato in una delle sue università, per tanti anni non ha richiesto la cittadinanza, perché l’ottenimento del passaporto italiano avrebbe significato la restituzione di quello keniota. Non appena il Kenya ha permesso il doppio passaporto, Stephen ha presentato la domanda. Quando ha inoltrato domanda, la legge prevedeva un tempo di attesa di due anni, ma con l’arrivo di Salvini al governo, il tempo di attesa è stato portato a quattro anni, e perciò il nostro amico sta ancora aspettando.
Stephen pensa che, se le persone avessero per la politica la metà della passione che hanno per il calcio, l’Italia sarebbe un Paese migliore. Io penso che, se ci fossero più persone come Stephen, tutto il mondo sarebbe un posto migliore. Quello che noi tutti possiamo fare è unirci alle battaglie del nostro amico, cominciando a iscriverci a Cara Italia e diventando testimoni delle diverse iniziative di inclusione che impegnano l’associazione.
Bella storia. Diffondiamo
Storia interessante!