Il prossimo 3 marzo si voteranno, in Svizzera,due importanti iniziative popolari sul tema pensioni. Se queste iniziative venissero votate in altri Paesi europei, il risultato sarebbe scontato, ma purtroppo non è così in Svizzera. Vediamo di che si tratta.
La prima iniziativa chiede di aumentare la rendita di vecchiaia, quella che in Italia si chiama pensione sociale, di una mensilità, portando le mensilità annuali dalle attuali 12 a 13, come accade in tanti altri Paesi europei. Ciò per far fronte al significativo aumento del costo della vita, quale per esempio il costo dell’assicurazione sanitaria, obbligatoria in Svizzera, aumentato del 26% negli ultimi anni, a fronte di un misero aumento del 6% delle pensioni. Sottolineo ancora una volta che stiamo parlando della pensione sociale e non di quelle integrative, quali il secondo e il terzo pilastro. Le persone benestanti, che hanno risparmiato alimentando le pensioni integrative, non riceveranno particolari benefici da una tredicesima mensilità che, al contrario, risulterà vitale per tutti coloro che, svolgendo per tutta la vita lavori umili, non sono riusciti (o non riescono) ad alimentare pensioni integrative. Un esempio concreto? Un conoscente di Horgen, ottantenne, arrivato in Svizzera alla fine degli anni ’60, dove ha lavorato per circa 30 anni, riceve 1900 CHF al mese di pensione; l’affitto dell’appartamento in cui vive costa 1700 CHF al mese. Per vivere dignitosamente il mio conoscente ha bisogno dell’aiuto della famiglia.
Con queste informazioni il risultato vi sembra scontato, vero? Eppure non è così. E’ in atto una massiccia campagna mediatica contro questa iniziativa, che coinvolge non solo banche e compagnie di assicurazioni, ma anche la maggioranza del parlamento. Se non mi riesce difficile comprendere che i liberali (e i verdi liberali) siano contro l’iniziativa, faccio molta più fatica a comprendere il no dell’estrema destra, l’SVP, che pesca voti tra i ceti sociali più umili. Così come faccio fatica a comprendere il no dei partiti di centro. L’obiezione è che, aumentando il numero di mensilità, si minerebbero le fondamenta del sistema pensionistico. Eppure viviamo in un paese ricco, con una ricchezza molto mal distribuita. Basti pensare che, in 23 cantoni su 26, i multimilionari si mettono d’accordo con le autorità sulle tasse da pagare, evitando così di ricevere controlli. Basterebbe aumentare di poco le loro tasse per coprire la tredicesima mensilità della pensione sociale. Il mio voto a questa iniziativa sarà pertanto un netto SI’.
La seconda iniziativa riguarda l’innalzamento dell’età pensionabile, sempre per garantire la stabilità finanziaria del sistema pensionistico sociale. Con l’aumento della speranza di vita, le uscite saranno maggiori delle entrate e quindi, per far fronte a questo problema, la soluzione proposta è aumentare l’età pensionabile. Un’azione del genere è già avvenuta con l’aumento dell’età pensionabile delle donne, da 64 a 65 anni, approvata da una votazione popolare di non molto tempo fa. Anche in questo caso perciò, l’esito dell’iniziativa non è scontato. La mia soluzione è la stessa di prima, perciò il mio voto a questa iniziativa sarà un secco NO.
Ricordo che le iniziative popolari, per essere approvate, hanno bisogno non solo della maggioranza dei votanti, ma anche della maggioranza dei cantoni. E’ perciò necessaria un’ampia mobilitazione popolare. Cerchiamo di convincere i nostri parenti, amici, colleghi e conoscenti informandoli, diffondendo articoli, video, invitandoli a partecipare alle conferenze sul tema. E, soprattutto, convinciamo tutti a votare.
I lettori del blog che vivono in Italia potranno pensare che questo non sia un problema italiano. Al momento non lo è, è vero, ma ciò è quanto può accadere continuando a spingere sulle privatizzazioni. Queste iniziative sono un chiaro avvertimento anche per chi vive in Italia.
Grazie, come sempre, per le info. Certo che siamo interessati: siamo gia’ con la pensione a 67 anni, ma soprattutto con poverta’ assoluta e relativa in forte crescita. E non mi meraviglio affatto delle differenti posizioni politiche. In Italia, inoltre, penso che si raggiungerebbe il quorum…E la spinta al privato? Ormai una deriva.
Anche in Italia non siamo messi bene. Se riesci a raggiungere l’età pensionabile in salute ti trovi con una pensione “da fame” rispetto agli anni di contributi versati e al costo della vita.
Grazie del tuo contributo, noi già siamo a 67 anni, non oso immaginare cosa potrebbero mettere in campo nell’immediato futuro.
In Svizzera chi possiede pensioni private va quando vuole; questa iniziativa penalizzerebbe le persone già penalizzate.
Come tu dici le disuguaglianze sono enormi. E le conseguenze di non aggiornare il sistema per permettere pensioni più dignitose ricadono sempre su chi ha già grosse difficoltà a mantenersi.