Il cannibale: per sorridere del mondo del lavoro

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Uno dei romanzi, letti nelle ultime settimane, che più mi ha colpito, è Il cannibale dello scrittore olandese Tom Hofland, pubblicato recentemente in italiano dall’editore Carbonio con la traduzione di Laura Pignatti.

L’unica perplessità che ho avuto è sul titolo. Non so se cannibale sia la traduzione letterale dall’olandese, ma io avrei intitolato questo romanzo “il tagliatore di teste”, perché questo è il tema che tratta. Stiamo parlando ovviamente in senso figurato, dal momento che tutto il romanzo racconta di una riorganizzazione lavorativa.

L’editore riassume la trama con le seguenti parole:Lute è il responsabile del reparto Vendite e Qualità dell’Aletta, un’azienda farmaceutica olandese i cui uffici, affacciati sugli splendidi boschi della Veluwe, ospitano schiere di dipendenti devoti e tutelati da ottimi contratti. Ma da un giorno all’altro la società viene rilevata da un investitore svizzero, e l’intero reparto viene dichiarato in esubero. Ora, per ottenere il massimo profitto dalla vendita, Lute è costretto a un compito gravoso: convincere decine di fidati colleghi a dimettersi. E così quando Lombard, un cacciatore di teste freelance incontrato per caso, gli offre i suoi servizi, Lute li accetta con sollievo. Ma non sa che Lombard prende la sua professione terribilmente sul serio. Giorno dopo giorno, mentre il cacciatore di teste si insedia nel suo ufficio in compagnia di un cowboy armato di fucile e un minaccioso cane nero, una serie di episodi inquietanti comincia a funestare i corridoi aziendali…

Un racconto grottesco, surreale, ma al tempo stesso realistico nei contenuti, che molto ben conosce la maggior parte dei lavoratori moderni, per essere stati oggetto, o aver quanto meno assistito, a un progetto di riorganizzazione aziendale. Il senso dell’umorismo di Hofland è notevole, riesce a far ridere anche in situazioni tragiche, e il suo stile di scrittura mi ha ricordato Pennac. Surreale ciò che accade nel romanzo, ma molto reale la descrizione delle dinamiche interpersonali. Oltre al già citato Pennac, per il tema e il senso dell’umorismo Il cannibale mi ha ricordato un romanzo italiano di qualche anno fa, Risorse disumane di Marina Morpurgo, non sufficientemente conosciuto.

Entrambi questi romanzi ci insegnano, se non proprio a ridere, almeno a sorridere di eventi tragici che ci possono capitare nella vita. Buona lettura!

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