Giugno 2024, ho una settimana di ferie. Voglio andare in vacanza, in un posto bello caldo, per togiermi dalle ossa il freddo svizzero. Devo però fare attenzione: dopo il carcinoma bianco al viso, dell’autunno scorso, non posso certo permettermi una vacanza fatta di solo sole e mare.
Mi reco nell’agenzia di viaggi “Finestra sul mondo” di Monza, dove trovo l’aiuto di cui ho bisogno per decidere l’itinerario che faccia al caso mio. La meta che scelgo è un’isola, Cipro, e l’itinerario è quello offerto da Quality group: base a Limassol, in un albergo tre stelle, sul mare, ed escursioni guidate giornaliere. La lingua della visita sarà l’italiano o l’inglese a seconda del numero dei partecipanti.
Parto di sera tardi, da Zurigo, e atterro all’aeroporto di Larnaca nella notte. Trovo ad aspettarmi un’efficientissima addetta dell’agenzia, che mi organizza velocemente un taxi per Limassol. Il tassista è un giovane indigeno che parla benissimo inglese e durante il tragitto mi racconta un po’ della vita locale. Arrivato in albergo, dopo aver espletato le formalità di registrazione, il portiere di notte mi comunica che in camera troverò un piatto freddo, dal momento che è troppo tardi per organizzare una cena. Ringrazio grato, non mi aspettavo nulla da mangiare. Entro in camera comunque alle 2.30 del mattino e non mi va di mangiare, vado immediatamente a dormire.
La domenica è libera da visite, ne approfitto per dormire fino a tardi, ma mi sveglio comunque in tempo per gustare il ricco buffet che l’hotel organizza per colazione. Finito di mangiare, ho tempo per visitare l’hotel e i suoi dintorni. Si tratta dell’Harmony Bay hotel, sul lungomare di Limassol, un tre stelle che offre tutto quello di cui ho bisogno. L’albergo è dotato di piscina, che io comunque non utilizzerò, mi interessa di più il mare. La spiaggia davanti all’albergo è piccolina, ma basta camminare un po’ per trovare ampi spazi e anche una pineta appena dietro la spiaggia. E’ lì che la gente locale si reca per fare il bagno, è lì che trascorrerò la maggior parte del tempo libero, non solo la domenica, ma anche durante la settimana dopo le escursioni. Alla reception c’è un giovane impiegato, Christos, che mi dà informazioni su Limassol, mi convince a prendere l’autobus di linea per andare in centro (bellissimo, con un porto turistico che non ha nulla da invidiare a quelli delle cittadine di mare italiane, e poi chiese e moschee, con viuzze piene di ristoranti); con lui parlerò durante tutta la settimana, affrontando diversi temi: le tradizioni locali, la religione, la politica, la storia. Sarà Christos a darmi le prime informazioni importanti sull’occupazione turca di parte dell’isola (oltre alla guida, naturalmente). La sera, anche se la cena in albergo è già pagata, preferisco mangiare in una delle taverne tipiche dell’isola, non lontano dall’hotel: antipasto con olive locali e poi un’ottima frittura di triglie, che mi ricorda che appartengo al Mediterraneo.
Il lunedì mattina cominciano le escursioni, e conosco finalmente la guida e i miei compagni di viaggio: una coppia canadese, di origine latinoamericana, con cui comunichiamo in inglese, che resterà con noi solo per due giorni, e tre amiche italiane, simpaticissime, con cui viaggerò per tutta la settimana. La guida è una signora cipriota della mia età, Dimitra, non solo preparatissima sulla sua isola, ma molto coinvolgente nelle spiegazioni. Viaggiamo in minibus, il nostro autista è un signore anziano, Anton, la cui storia scopriremo l’ultimo giorno. Il viaggio inizia con una sosta a Petra tou Romiou che, secondo la leggenda, è il luogo di nascita della dea Afrodite. Panorami mozzafiato, un cielo azzurro e un sole splendente rendono l’inizio della vacanza molto promettente. Comincio a conoscere i miei compagni di viaggio, tutti garbati, puntuali e simpaticissimi. Ci rechiamo poi a Pafos e cominciamo le visite tra monasteri, quale quello di Ayios Neofytos, e siti archeologici come le Tombe dei Re, del IV secolo a.C. Emozionante ammirare i mosaici della casa di Dioniso. Completiamo la visita con la chiesa di Panagia Crysopolitisa, dove, secondo la tradizione, San Paolo venne flagellato. Ritorniamo nel tardo pomeriggio: c’è tempo di una passeggiata in pineta e sulla spiaggia.
Il martedì è il giorno di Nicosia, la capitale. Ma cominciamo la giornata visitando il sito archelogico di Chirokitia, insediamento neolitico. Non sono nemmeno le 10 di mattina e la temperatura ha già raggiunto i 40°C. Arrivati nella capitale, visitiamo il museo nazionale, ricco di reperti archeologici, la cattedrale di San Giovanni, passeggiamo per il centro storico. Dopo una sosta per rigenerarci, ci dirigiamo al check-point, per visitare la parte occupata dai turchi. Fa impressione vedere una città europea divisa al suo interno, sembra di essere tornati ai tempi del muro di Berlino. Eppure è così da cinquant’anni, e l’Europa attuale sembra essere indifferente a tutto questo. Mostriamo i passaporti ai militari, ci fanno entrare nella parte occupata, che giriamo soffermandoci soprattutto sul caravanserraglio Buyuk Han. La parte turca è nettamente più povera di quella europea, la gente è estremamente gentile. Nel tempo libero giro con le signore italiane, notiamo tutti la differenza con il resto della città. Nuovo controllo passaporti, torniamo nella città libera. Prima di ripartire, visto il caldo, decido di prendere una granita; mi serve un ragazzo nigeriano, trasferitosi a Cipro da poco tempo, che ha nostalgia della sua terra e mi racconta di quanto bello sia il suo Paese. Rientriamo nel tardo pomeriggio e, dopo una passeggiata sulla spiaggia, torno alla taverna per mangiare altro buon pesce.
Il mercoledì è dedicato ai monti Troodos e alla visita di diverse, bellissime chiese bizantine, tra le quali Ayios Nicolais, Panagia di Pothithou e Asinou. Abbiamo l’occasione di parlare con alcuni preti, che Dimitra conosce personalmente. Si ritorna in albergo in pomeriggio, e io ne approfitto per fare un nuovo giro in città.
Il giovedì torniamo a visitare siti archeologici, ma cominciamo la nostra avventura visitando il castello di Kolossi. Ci spostiamo poi a Curium, dove visitiamo l’immenso teatro greco-romano. Dopo il sito archeologico, tocca al monastero di Stravos, che si trova nel villaggio di Omodos. Ne approfittiamo anche per degustare un vino locale. Io di solito non bevo, ma stavolta faccio volentieri un’eccezione. Lungo la strada un fuori programma: ci fermiamo a visitare un nuovo, piccolo museo, quello delle ferrovie.
Il venerdì è la giornata di Famagosta, che rappresenterà, per me, il momento top di questo viaggio. Si va nella regione occupata dai turchi, di nuovo un attento controllo passaporti. Prima di arrivare in città, ci fermiamo a Salamina (da non confondere con quella greca) per la visita di teatro, anfiteatro, terme e palestra. Arriviamo poi a Famagosta, dove visitiamo la cittadella, che risente degli echi shakespeariani dell’Otello. Ci dedichiamo poi alla cattedrale di San Nicola, oggi diventata moschea. Giriamo poi per la città e ci imbattiamo in diverse altre moschee, alcune appena riaperte dopo il restauro, tanto che nemmeno Dimitra le aveva ancora visitate. Per tutta la passeggiata, siamo accompagnati da una guida turco-cipriota, che non dice una parola ma ci segue ovunque. Pare che questo sia l’unico modo per visitare la città. Dopo la sosta per un breve pranzo, ci dirigiamo in un quartiere fantasma, per visitare il quale dobbiamo sottoporci a un altro controllo di polizia. Questa parte della città è stata abbandonata nell’agosto del 1974 dai greco-ciprioti, che in questo quartiere abitavano. Gli era stata promessa la restituzione delle proprietà, se solo avessero ufficialmente riconosciuto che l’area era di appartenenza del governo turco, ma nessuno lo fece. E così ci aggiriamo tra negozi, scuole, perfino bar e discoteche abbandonati. Scopriamo che qui viveva Anton, il nostro autista, un adolescente nel 1974. Fu costretto, con tutta la famiglia, a scappare nella parte europea dell’isola e, da bravo fratello maggiore, cominciò a lavorare per permettere al fratellino e alla sorellina, oggi medico e professoressa universitaria, di studiare. Anton ha continuato a svolgere lavori umili, eppure è diventato l’eroe della sua famiglia. Passeggiando per la città, Anton si illumina e, anche se non riusciamo a comunicare a causa delle nostre barriere linguistiche, ci porta a visitare tutti i luoghi della sua infanzia, fino alla spiaggia. Il mare è azzurro, cristallino, il più bel mare di tutta Cipro. Mentre ascolto la storia di Anton, mi tornano in mente racconti della mia storia personale, che non posso ricordare perché, in quell’agosto 1974, io ero troppo piccolo, avevo solo due anni. Eravamo andati in vacanza in Grecia, in macchina, assieme a degli amici di mio padre, quando cominciarono a spirare dei tempestosi venti di guerra tra Grecia e Turchia, proprio per la questione di Cipro, e così fummo costretti a scappare nell’allora Yugoslavia.
Il sabato è il giorno della mia partenza. Ho l’aereo il pomeriggio, così ho ancora il tempo di un ultimo bagno con le mie compagne di viaggio, prima di recarmi all’aeroporto. Durante il viaggio, a causa di un guasto tecnico, siamo costretti a un atterraggio di emergenza ad Atene. Ci dicono che effettueranno dei controlli e ripartiremo, ma le ore passano e niente succede. I bambini, fino a quel momento tranquilli, cominciano a frignare. A mezzanotte ci informano che ci offriranno un hotel, e due bus ci vengono a prendere per portarci a dormire. L’hotel è sul mare, appena a sud di Atene, in direzione di Lavrion, dove andavo a lavorare qualche anno fa. Sono uno dei primi a ricevere la chiave della camera, mi fiondo a letto. Alle 2 ricevo una telefonata, hanno prenotato un posto per me sul volo delle 16.30. Avrò quindi il tempo, se non per una visita di Atene, per una capatina sulla spiaggia. La mattina mi alzo presto, tutto rilassato, e vado a fare colazione in questo albergo elegante. Scopro che i miei compagni di viaggio, quasi tutti svizzeri, sono agitati; a differenza mia, a loro non è stato offerto alcun volo di ritorno. E’ domenica, e il tour operator (molto conosciuto) con cui hanno prenotato il viaggio, non risponde. Cominciano a organizzarsi alla spicciolata, prenotano voli a prezzi astronomici, si recano in aeroporto. Tra i passeggeri c’è un signore somalo, che non parla inglese. Nessuno sembra fare caso a lui. Mi offro di aiutarlo, e così alle 11, quando dobbiamo lasciare le camere, invece di andare in spiaggia ce ne andiamo in aeroporto. I voli per Zurigo sono esauriti ma, dato che il signore abita a Berna, gli propongo di cercare un volo per Ginevra. Che troviamo, ma solo per le 22. Pranziamo insieme, restiamo insieme fino alla partenza del mio volo, e poi ci risentiamo la sera tardi, quando anche il mio compagno di sventura è arrivato a destinazione.