Il prossimo weekend Roger Federer dirà addio al tennis giocato, partecipando alla Laver Cup a Londra. Non si può dire che la notizia giunga inaspettata: l’età e i tanti infortuni degli ultimi anni ci avevano già preparato a questo momento, eppure tutti gli amanti del tennis hanno accolto questa novità con dolore. Il tennista elvetico ha giocato a livello professionistico per 24 anni, almeno 20 dei quali ad altissimo livello.
Ebbi la fortuna di assistere dal vivo alla sua prima vittoria, a Milano, nel febbraio 2001. In quell’occasione scambiai due chiacchiere con lui: ero arrivato al palazzetto dello sport con notevole anticipo, abituato com’ero alle file del Foro Italico, e invece non c’era nessuno. Faceva freddo, provai ad entrare, nessuno mi fermò, probabilmente pensando che facessi parte dell’organizzazione. Mi ritrovai così sul campo di allenamento, dove Roger si preparava col suo allenatore. Chiesi se potevo assistere, molto gentilmente i due acconsentirono. Il ragazzo, aveva allora 19 anni, era teso. Scambiammo qualche parola, gli feci i miei in bocca al lupo per la partita, ci salutammo. Sapevamo tutti che il vincitore di quel giorno sarebbe stato lui, anche se la partita conto Julien Butter si rivelò più complicata del previsto, vinta solo per 62 67 64. Lo confesso, capii già allora che Federer sarebbe diventato un ottimo giocatore, ma non capii affatto che sarebbe diventato così grande. L’ho ammirato dal vivo tante altre volte: a Roma, al Roland Garros 2008, a Wimbledon (diverse volte), a Basilea (diverse volte), alle ATP finals di Londra. L’ho ammirato, grazie alla televisione, per tantissimi anni, in tutti i tornei del mondo.

Roger ha vinto tantissimo: è stato il primo tennista uomo a conquistare 20 tornei del Grande Slam, 8 dei quali a Wimbledon, “il Vaticano del tennis”, per usare le parole di Giorgio Bassani. Ha vinto in carriera ben 103 tornei, eppure, scusate il paradosso, ha vinto poco rispetto al suo talento, ricordandomi in questo la sua collega Martina Navratilova, che pure detiene il numero assoluto di tornei vinti a livello di singolare, 167. Federer più di una volta ha sbagliato tattica nell’affrontare i grandi campioni quali Nadal, Djokovic, Murray. Più di una volta ha perso partite in cui partiva da favorito (ricordate la finale di Milano 2002 contro Sanguinetti?), più di una volta ha perso dopo aver avuto match points (la partita più clamorosa, la finale di Wimbledon 2019 persa con Djokovic, ma contro questo giocatore si era trovato nella stessa situazione già agli US Open, anni prima). Uno degli dei del tennis, eppure così umano: lo abbiamo visto commuoversi dopo alcune sue vittorie importanti, prima fra tutte la conquista del suo primo Wimbledon, nel 2003; lo abbiamo visto piangere di frustrazione dopo alcune sue sconfitte particolarmente dolorose, quale ad esempio la finale degli Australian Open 2009 contro Nadal.
Analizzando asetticamente i numeri, Federer non è stato il più vincente. I suoi avversari Nadal e Djokovic hanno vinto più Slam di lui, rispettivamente 22 e 21. Il record di maggior numero di tornei vinti in campo maschile è attualmente di Jimmy Connors, con 109. Eppure è considerato da moltissimi il più grande, anche per la capacità di far sembrare ogni colpo così facile e naturale. Roger è stato osannato in tutto il mondo: il nostro compianto Gianni Clerici gli ha dedicato centinaia di articoli pieni di amore, lo scrittore statunitense David Foster Wallace addirittura un libro, “Roger Federer come esperienza religiosa”. Ho letto sui social che Roger Federer ricorda Diego Armando Maradona che, pur se non il più vincente, è stato il più grande per il suo modo di giocare a calcio. Questo paragone mi è piaciuto molto: come Maradona è stato il calcio, Federer è stato il tennis. Io, che seguo il tennis dai primi anni ’80, e ho visto giocare campioni quali Borg, Mc Enroe, Lendl, Wilander, Becker, Edberg, Sampras, Agassi, fino ai campioni attuali, ho visto il tennis evolversi, a causa della trasformazione delle superfici, al cambio delle palle, al passaggio dalle racchette di legno a quelle attuali, e trasformarsi da sport di tocco e precisione ad atletica con racchetta. Secondo me Federer è considerato il più grande perché ha avuto la capacità di portare “i gesti bianchi” nel tennis del ventunesimo secolo.
Ora per Roger comincia una nuova vita, lontana dai tornei, ma sempre ricca dell’affetto della sua famiglia. Non posso che augurargli buona vita e dirgli “Grazie di tutto, sua Maestà”.
N.B. La foto di copertina è tratta dalla pagina ufficiale di Wimbledon.
Splendido saluto d’addio a sua Maestà da Te, Maurizio, che sai e conosci il gioco e le sue declinazioni. Nelle date e nei ricordi sei imbattibile …ed io che aspetto, inutilmente, un tuo piccolo errore….. sei grande Maurizio
Grazie per questo ricordo colmo di emozione e numeri, corretti, del Re.
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