In paradiso a Sao Tomè

Inizia

Sabato 24 settembre, dopo aver assolto al mio dovere di cittadino e aver votato sia per i referendum e iniziative svizzere, che per le elezioni politiche italiane del 25 settembre, sono finalmente pronto per partire per le mie vacanze estive, anche se con un poco di ritardo. Ho scelto una metà inusuale, l’isola di Sao Tomé, che, con l’isola di Principe, forma il secondo Stato più piccolo dell’Africa, dopo le Seychelles. La Repubblica di Sao Tomè e Principe si trova nel golfo di Guinea a sud della Nigeria, nei pressi dell’equatore. Il viaggio è organizzato dal tour operator Kanaga, con il quale ho già viaggiato qualche anno fa, in Costa d’Avorio. Atterro all’aeroporto di Lisbona alle 8 di mattina, e mi dirigo velocemente verso il settore dei voli internazionali, dove incontro la persona che condividerà con me questa avventura, Chiara, dalla Valle d’Aosta, che si rivela fin da subito una piacevolissima compagnia. Arriviamo a Sao Tomè di sera, mentre il sole tramonta. Il personale dell’aeroporto è gentilissimo; il controllo passaporti scorre veloce, tutti ci augurano buona permanenza. Fuori dall’aeroporto ci accoglie Lindo, un rappresentante dell’operatore locale, che purtroppo non parla inglese ma ci racconta di tutto di più in portoghese. Capiamo il 50% di quello che dice, ma il suo entusiasmo e la sua passione ci mettono allegria. Arriviamo in albergo, in centro, di fronte al mare. Le camere sono accoglienti, il personale gentile. Siamo affamati, ma il ristorante è chiuso, e così ci rechiamo in un ristorante vicino, Il pappafigo, dove mi rendo subito conto che, dal punto di vista culinario, questo sarà un viaggio di alto livello; mangio infatti polpo con sugo di pomodoro e patate dolci, una vera delizia.

La mattina dopo viene a prenderci in albergo Sipson, la nostra giovane guida, che ci farà compagnia per tutto il tempo. Ci porta subito in giro per la città: visitiamo due mercati, passeggiamo per il lungomare, ci rechiamo al museo nazionale, purtroppo chiuso (lo visiterò l’ultimo giorno, prima di partire). C’è una strana atmosfera nell’aria, anche nei mercati: non la solita vivacità e il solito chiasso a cui sono abituato quando sono in Africa, ma al contrario sembra che tutti siano in attesa di qualcosa. Chiedo a Sipson, e scopro di non essermi sbagliato. Oggi, oltre che in Svizzera e in Italia, si sta votando anche a Sao Tomè, per il rinnovo del parlamento dopo 4 anni. La gente vorrebbe che vincesse il partito dell’ADI, attualmente all’opposizione, ma già stato al governo anni fa. Questo spiega la scarsa folla al mercato, la chiusura del museo. Anche qui, come in Italia, si attende. Ci rechiamo a mangiare in un ristorante sul mare e, mentre gustiamo una appetitosissima cernia alla griglia sulla terrazza, mi si avvicina un giovane ragazzo chiedendomi se parlo inglese. Alla mia risposta affermativa, mi chiede se posso aiutarlo col cameriere del ristorante, perché ha un problema con l’ordinazione. Io parlo inglese, ma non portoghese, non posso proprio aiutarlo, ma ci pensa Sipson a risolvere i suoi problemi. Il ragazzo viene poi al nostro tavolo a ringraziare, si presenta: è nigeriano e sta per tornare a casa sua. Mi chiede il numero di telefono per restare in contatto, e mi scrive qualche volta durante il viaggio per sapere come procede la vacanza. Nel pomeriggio facciamo la conoscenza di un agronomo italiano, Claudio Corallo, da tanti anni a Sao Tomè, che, con il suo duro lavoro, che comincia già quando il cacao è ancora nelle piantagioni, ha prodotto un cacao privo di amarezze. Avevo già letto articoli su di lui, in particolare sulla rivista Africa, ma la visita del suo laboratorio, con relativa degustazione, per un amante del cioccolato come me è stato come entrare nel nirvana. Non saprei proprio quale dei tanti prodotti scegliere, forse quello chiamato Ubric: dopo aver fatto macerare dell’uva passa per due mesi, l’uva viene sgocciolata e mescolata con cacao al 70%. Ne viene fuori un dessert unico.

I miei compagni di viaggio. Foto: Chiara Cuneaz

Il lunedì mattina, a colazione, è tutto un parlare delle elezioni. Il personale locale sembra contento, notizie informali attribuiscono al partito ADI la maggioranza assoluta dei seggi, 31 su 55. Il partito al governo ovviamente non è contento e prepara ricorsi, assieme ai piccoli partiti di opposizione. Noi ci prepariamo a lasciare la capitale e ci dirigiamo verso Trinidad, la seconda città del paese, dove, dopo aver attraversato piantagioni di cacao e caffé, due dei principali prodotti dell’isola, cominciamo a visitare le “rocas”, che visiteremo più volte nel corso della settimana. Le rocas sono oggi delle aziende agricole, gestite da cooperative, con una produzione ecosostenibile. Le quantità prodotte non sono elevate, ma si tratta di produzioni di alta qualità, perciò di nicchia, molto apprezzate sul mercato internazionale. Ciò che oggi sono delle aziende agricole erano, una volta, luogo di lavoro per migliaia di schiavi provenienti dalle altre colonie portoghesi, in particolare dall’Angola. A Roca Monte Cafè abbiamo l’opportunità di visitare il museo del caffè, e di ammirare i vecchi edifici coloniali dove in passato avveniva la lavorazione del cacao. Di questi edifici colpisce la mancanza di manutenzione, eppure non sono cadenti come quelli che avevo visto in Guinea Bissau, forse perché la Guinea Bissau ha subito anche l’onta della guerra. Dopo le rocas, visitiamo il giardino botanico di Bom Successo, dove la pioggia ci sorprende e, anche se indossiamo gli impermeabili, si fa talmente violenta da costringerci a interrompere la visita e aspettare una tregua prima di riprenderla. Sembra che la stagione delle piogge abbia deciso di arrivare proprio durante la nostra visita, speriamo che il tempo regga. Dopo aver ammirato la cascata di Sao Nicolau, ci premiamo con un pasto prelibato in un ristorante in mezzo alla foresta, con un menu degustazione di pesce, di tre portate: spicca senz’altro il filetto di tonno con salsa di vaniglia. Nel pomeriggio ci trasferiamo a Neves, nel nord dell’isola, dove pernotteremo, per due notti, al Mucumbli Ecolodge, in bungalow che affacciano sul mare. Anche qui il personale è gentilissimo; a cena facciamo la conoscenza di Adu, un cameriere sempre sorridente ma un po’ impacciato, sembra quasi sia al primo giorno di lavoro. Parla solo portoghese, ma riusciamo a comunicare. La sua timidezza scomparirà completamente la sera successiva, mentre resteranno intatti il suo garbo e la gentilezza.

Il giorno dopo, a colazione, scopriamo che i risultati delle elezioni non sono stati ancora comunicati. I partiti piccoli hanno fatto ricorso alla corte costituzionale, chiedendo di accorpare tutti i loro voti come se fossero un nico partito, una richiesta impensabile alle nostre latitudini. Nel lodge alloggiano diversi funzionari dell’Unione europea, che sono venuti a osservare il corretto svolgimento delle elezioni; informalmente ci confermano che il partito vincitore è l’ADI. Noi continuiamo la nostra gita, visitando un’altra Roca e poi effettuando un’escursione in barca, alla ricerca di balene, delfini, orche, che purtroppo, complice il mare mosso, non vedremo. Ci consoliamo con un pasto a base di granchi giganteschi in un ristorantino nella città di Neves. Nel pomeriggio continuiamo le nostre escursioni fino alla Lagoa Azul, la laguna blu dove troneggiano imponenti baobab. La sera, nel lodge, scopriamo che nel menu è presente un piatto tipico, il Calulu. Chiediamo informazioni: si tratta di una zuppa di pesce essiccato e diverse verdure locali, tra cui l’okra, che mangio regolarmente in Africa e nei ristoranti africani di Zurigo. Questo piatto è speciale e deve cuocere cinque ore prima di essere pronto. Chiara e io non perdiamo l’occasione di assaggiarlo; ci viene servito col riso. E’ veramente appetitoso e mi ricorda molto le zuppe ghanesi e nigeriane.

Il giorno dopo partiamo verso il sud dell’isola, dove giungeremo in pomeriggio dopo diverse soste, la prima delle quali alla Roca Agostinho Neto, dove sono presenti diversi edifici coloniali, tra i quali l’ospedale e la casa coloniale, e le sanzalas, piccoli alloggi dove tuttora abitano i lavoratori. Proseguiamo poi per l’isola di Santana, che raggiungiamo con un’escursione in barca. Il mare è incredibile, l’isola incontaminata, c’è una grotta che non ha nulla da invidiare alla grotta azzurra di Capri. Attorno a noi, alcuni giovani pescano. Tappa successiva sarà visitare le attività della NGO Massao dimix, che educa al rispetto dell’ambiente, organizza iniziative per ripulire spiagge e foreste dalla plastica, trasforma i rifiuti di plastica in oggetti da riutilizzare. Ne approfitto per comprare una tartaruga riciclata a mio fratello, che ha un’ampia collezione di questo animale, e una borsetta alla mia nipotina Sofia: regali equi e solidali. Lungo la strada verso sud, attraversando la natura incontaminata, abbiamo anche l’occasione di ammirare il Pico Cao Grande, un monolite di basalto alto 800 metri, e simbolo del Paese. E’ qui a sud che il nostro viaggio si trasforma: grazie alla potenza di questa natura incontaminata, da bello sta diventando indimenticabile. Arriviamo a Porto Alegre e alloggiamo in un lodge favoloso, a Praia Inhame, con bungalow immersi nelle palme, ai piedi di una spiaggia deserta. Il personale locale è, come sempre, gentilissimo; gli altri turisti lo sono meno, tanto da far fatica a salutare.

Pico Cao Grande

Il giovedì mattina, a colazione, scopriamo che ancora non sono stati comunicati i risultati delle elezioni, e la popolazione locale comincia a innervosirsi. Dimentichiamo subito il problema: siamo in un posto incantevole, con la natura incontaminata. Partiamo per un’escursione all’isola Las Rocas, a poche decine di metri dalla costa, isola che si trova al centro del mondo, latitudine 0 e longitudine 0, dove la terra si divide tra emisfero boreale e australe e dove si trova il marcatore dell’equatore. Vengono in barca con noi due giovani turisti tedeschi, che lavorano a Basilea. Ci chiedono se possono unirsi a noi, hanno organizzato un viaggio fai da te e sembrano alquanto sperduti senza guida. Vengono con noi sulla collina, attraverso le piantagioni di cocco fino al marcatore dell’equatore, stanno con noi in spiaggia, facciamo il bagno insieme, ci separiamo solo per il pranzo, che noi gustiamo sulla spiaggia stessa. La sera, a cena, chiedo al cuoco se può prepararci, per la sera dopo, il calulu. Mi spiega che non sarà lui in servizio il giorno dopo, ma un altro collega, a cui telefona e che accetta di farci gustare nuovamente questo piatto delizioso.

La mattina dopo, prima di colazione, sono sul terrazzino del mio bungalow a leggere e osservo i miei giovani vicini, due ragazzi portoghesi. Mentre uno legge concentrato, l’altro balla, salta, prende la macchina fotografica e comincia a fotografare il suo giovane amico. Sembra tarantolato, eppure la sua gioia è contagiosa: “è il paradiso”, grida, e ha proprio ragione, sembra di essere in paradiso. E in paradiso trascorriamo anche la giornata, alle spiagge di Praia Jale’, con la sabbia nera, e poi Praia Piscina, caratterizzata, oltre che dalla sabbia bianca, da insenature che sembrano delle piccole piscine. La sera non vediamo l’ora di assaggiare il calulu, ma con disappunto scopriamo che lo hanno messo tra i vari piatti del buffet. Noi non vogliamo il buffet, vogliamo gustare il calulu come nell’altro lodge. Protesto, mi aspetto una certa resistenza, e invece devo aver spaventato tutto lo staff, perché subito ci servono dell’abbondante calulu in una elegante zuppiera.

Il giorno dopo Chiara si prepara a partire, io resto tutto il giorno a Praia Inhame, su questa spiaggia incontaminata e deserta. Oltre al bagno, faccio lunghe passeggiate, verso le spiagge vicine. Durante una di queste, incontro un giovane uomo di Capo Verde. Mi racconta di essere un prete, è a Sao Tomè in missione con altri due confratelli.

Foto: Chiara Cuneaz

Domenica 2 ottobre Sipson viene a prendermi, per tornare nella capitale. Facciamo diverse soste, ammiriamo di nuovo Pico Cao Grande. In pomeriggio, assisto a uno spettacolo teatrale all’aperto, uno spettacolo tradizionale Tchiloli, la “Tragedia del Marchese di Mantova e dell’Imperatore Carlo Magno”, una forma di teatro recitata e danzata unicamente da uomini. Il 3 ottobre è il mio ultimo giorno, la sera prenderò il volo di ritorno. Sao Tomé aspetta ancora i risultati delle elezioni, la popolazione comincia a innervosirsi. Le Nazioni Unite hanno inviato il rappresentante africano per verificare cosa sta accadendo, c’è tensione in giro. Alle 12 la Corte costituzionale comunica di aver rigettato il ricorso dei piccoli partiti, alle 15 comunica il risultato ufficiale: l’ADI vince le elezioni conquistando 30 seggi, la maggioranza assoluta del parlamento. La popolazione esplode in grida di giubilo, e io mi dirigo in aeroporto, lascio questa terra paradisiaca con il cuor contento.

9 Comments

  1. Entusiasmo. Felicità. Stupore. Gioia. Ammirazione.
    Questi sono i sentimenti che ho recepito leggendo questo articolo. Grazie per aver condiviso questa esperienza.

    • Fantastico riassunto condito da emozioni ed immagini bellissime …Maurizio ci hai portato con te anche stavolta
      Grazie

  2. Un piacevolissimo diario di viaggio , un itinerario di scoperta che ci restituisce l’incanto di un paese meraviglioso, un paradiso incontaminato che sicuramente inseriremo nei nostri programmi!

  3. Che tu racconti di libri, di viaggi o di sapori, sempre e comunque scateni un positivo desiderio di emulazione. Sei nato per raccontare.

Lascia un commento

Your email address will not be published.