Tempo fa scoprii una piccola casa editrice, Eris, non sufficientemente conosciuta, molto sensibile ai temi dei diritti sociali e civili. La policy aziendale evidenzia senza ambiguità la sua visione del mondo : Eris in nessun modo, con nessuna sua opera vuole favorire o favorirà il razzismo o atteggiamenti xenofobi, Eris è antisessista, contro ogni discriminazione di genere, antifascista e contro qualsiasi regime totalitario che privi l’uomo dei suoi diritti fondamentali.
Una collana del catalogo che mi piace tanto è Book block, strumenti di autodifesa culturale, una raccolta di saggi brevi, adatti anche a chi non ha una formazione pregressa sul tema, che servono a introdurre argomenti e temi chiave del mondo in cui viviamo. Avevo presentato un libro di questo collana tempo fa, “Perché il femminismo serve anche agli uomini” del filosofo Lorenzo Gasparrini.
Propongo adesso una nuova perla di questa collana, il saggio “Sex work is work”, dell’antropologa Giulia Zollino. Esperta in educazione sessuale, attivista, svolge attività di divulgazione e sensibilizzazione sui temi del sex work, perché crede nell’educazione come strumento essenziale della lotta contro lo stigma. La lettura di questo libro mi ha aiutato ad aprire la mente su un tema che, come tanti, non conosco abbastanza.
Parto da una considerazione: quando parliamo di lavoro sessuale l’immaginario di molti di noi si focalizza sulla prostituzione femminile eterosessuale, e tende a identificare le prostitute come vittime o come ninfomani. L’autrice mostra come queste due visioni siano non solo parziali e riduttive, ma spesso proprio sbagliate. Il lavoro sessuale è un lavoro, e in quanto tale deve prevedere tutele e diritti per le persone che lo esercitano. Il dibattito attorno a questo vero e proprio tabù culturale è da sempre incentrato su polemiche paternaliste e moraleggianti, che non fanno altro che ostacolare la quotidianità di chi fa questo lavoro. Quello che la Zollino fa in questo breve libro è smontare questi tabù culturali e le polemiche paternaliste. Analizza la legislazione vigente e i suoi impatti, le figure di chi vende il corpo e di chi lo compra, per poi mostrare le differenze tra autodeterminazione, sfruttamento e necessità. Mi hanno colpito le seguenti parole: Lo sfruttamento può riguardare qualunque ambito lavorativo. […] Fare un pompino per 5 euro sembra più grave che raccogliere le fragole a 3 euro l’ora. Ma lo sfruttamento è sempre sfruttamento.
Si analizzano poi le rappresentazioni dominanti, in particolare lo stigma della puttana. Ma chi è e cosa fa la puttana? E soprattutto, perché fa così tanta paura? La puttana è colei che rompe le regole, la donna che sfida l’assetto culturale patriarcale che la vorrebbe passiva, preda e mai predatrice, angelo del focolare domestico e portatrice di “santa fica”.
Il libro si conclude analizzando le lotte per i diritti e gli eventi che hanno permesso la conquista di alcuni di essi, dimostrando che un altro mondo è possibile.
Un libricino illuminante, questo della Zollino, che consiglio anche a voi. Dopo la lettura, avrete opinioni più informate sul tema, e, forse, guarderete il mondo con occhi diversi.
Mi sono sempre domandato perché arrivare a prostituirsi per vivere … brutta storia e tanto tanto triste …
Ho discusso di questo argomento recentemente in ufficio con delle colleghe. Troppi pregiudizi e falsi moralismi. Se in fondo è “il mestiere più antico del mondo” ci sarà un motivo. Credo che però sia poco tutelato e protetto. Credo che ci sia molto sfruttamento in italia, ma anche in tante parti del mondo. Legalizzarlo sarebbe la soluzione? Non lo so.
Parlarne credo che aiuti
Diffondiamo
Sembra molto interessante, un tema ancora coperto da tanti tabù, la recensione invita alla lettura del saggio
Ci sono forme di sfruttamento e prostituzione che non vengono inquadrate come ‘sex work’.
Penso a certi matrimoni, dove la dipendenza finanziaria, psicologica ed emotiva può portare a forme di ‘prostituzione’ non remunerata con soldi (ma con vitto, alloggio e lavoro casalingo non pagato).
O, come accennato, lavoro per immigrati sottopagato e senza garanzie o diritti lavorativi (vedi molte badanti).
E si, questo libro entra nella lista dei desideri.
Vorrei poter sperare che anche il lavoro sessuale venga legalizzato e tutelato in Italia, ma anche in questo caso si sarà il fanalino di coda dell’Europa. Non riesco neanche a sperarci.
Grazie, come sempre per i consigli Maurizio.