A Londra a teatro

Inizia

Negli ultimi mesi la mia vita ha subito diversi sconvolgimenti, non tutti positivi, e lo stress accumulato è talmente tanto che ho bisogno di un break per distrarmi e ricaricarmi. Cosa c’è di meglio di una gita a Londra, la mia città del cuore? Non ho voglia di scoprire posti nuovi, non ho voglia di fare il turista, ma ho bisogno assoluto di ripercorrere luoghi familiari. E Londra sia, allora! Ci vado nel primo weekend di dicembre.

Parto di mattina presto, a Zurigo nevica, l’aeroporto di arrivo è London City, così sono già in città, posso lasciare la valigia al mio solito hotel nello East End, l’Ibis di Commercial street, e andare in giro fin dal primo minuto. Se a Zurigo nevica, a Londra c’è nebbia, e così ci tocca fare diversi giri a vuoto prima di atterrare. L’aeroporto è piccolo, il controllo passaporti è automatico, e tutto ciò mi permette di essere in hotel prima delle 9. L’addetto alla reception mi riconosce, mi informa che mi può già dare la stanza, così ne prendo possesso e poi mi dirigo velocemente a Liverpool street per una piccola colazione al solito bar, il Polo bar, aperto 24 ore su 24. Dopo colazione prendo la metropolitana e comincio il mio cammino da Oxford street. Sebbene manchi quasi un mese a Natale, la città è in piena atmosfera natalizia, anche troppo per i miei gusti. Anche se fa un freddo cane c’è il sole, che mi permette di passeggiare all’aperto. Carnaby street e Soho restano le mie mete preferite, tra negozietti alternativi. Regent street è sempre elegante, mi fermo da Hamleys per comprare un regalo a mia nipote. I piedi mi portano a Leicester Square, e allora mi viene spontaneo cercare un biglietto per uno spettacolo teatrale della sera, in uno dei tanti teatri del West End; i biglietti rimasti per la sera stessa sono pochi; alla fine trovo, a buon prezzo, un buon posto per lo spettacolo “Crazy for you”, con musiche di George Gershwin. Arrivo fino a Trafalgar Square e poi passeggiata veloce a Covent Garden, prima di tornare a Piccadilly.

In Piccadilly street la folla è oceanica; riesco comunque a fare un giro per le mie librerie preferite, prima di recarmi da Fortnum & Mason per qualche regalino dai Natale, ma soprattutto per un buon tè. Il negozio è preso d’assalto, non ho mai visto tante gente lì dentro, persone da tutto il mondo si sono date appuntamento lì. Gli ascensori sono sempre occupati, perciò mi reco al ristorante dell’ultimo piano a piedi. Il ristorante è affollatissimo, ma per fortuna ho prenotato un tavolo per uno qualche settimana fa. Mi accoglie una gentile signorina che scopro essere italiana, di Roma, il suo fidanzato è di Napoli; una sua collega mi accompagna al tavolo e la cerimonia comincia. Scelgo un pasto privo di lattosio e, dall’infinita lista di tè, uno che non ho ancora provato, il tè cinese “Aged Tea Menghai Royal Pu’er”. Mi rendo presto conto di essere l’unico ospite che mangia da solo e ciò attira gli sguardi degli altri ospiti; al tavolo accanto al mio, una coppia di anziani inglesi festeggia il compleanno di lui, la moglie ripete più volte che festeggiano il ventunesimo compleanno, e che dopo i ventuno gli anni non si contano più. Io faccio fatica a comprendere questa cosa, ma ovviamente non commento e mi limito a fare gli auguri. L’attrazione verso uno che mangia da solo è tale che cominciamo a chiacchierare, mi chiedono la mia provenienza, io racconto che ho festeggiato lì, con tutta la famiglia, il mio cinquantesimo compleanno. Alla fine del tè, siamo diventati amici. All’uscita la ragazza romana mi porge il cappotto e mi chiede come si viva a Zurigo. Spiego che si vive bene solo con uno stipendio più che accettabile, e lei mi racconta le difficoltà di vivere a Londra, dove una stanza in affitto costa non meno di 900 sterline.

Dopo il tè, mi reco lentamente nel West End per lo spettacolo teatrale. Il teatro è affollatissimo ma, a differenza di Fortnum & Mason, non sono poche le persone che sono venute ad assistere allo spettacolo da sole; sono per lo più giovani, come la ragazza seduta accanto a me o il ragazzo seduto davanti a me. Il musical è ben recitato, ben cantato, ben suonato. Le musiche e alcune canzoni sono famosissime, come la celeberrima “I got rhytm”.

Il sabato mattina è particolarmente freddo, e io sono, come sempre, particolarmente mattiniero. Non posso camminare troppo all’aperto, a differenza del giorno precedente, e così decido di recarmi alla Tate Modern Gallery, luogo interessante dove c’è sempre qualcosa di nuovo. Arrivo che il museo è ancora chiuso e così mi ritrovo a passeggiare lungo il Tamigi, come diverse altre persone che sono in anticipo come me. All’ingresso, mi accorgo di una mostra fotografica interessante, che mi attrae, e così decido di partire da lì. Il titolo è “A world in common: contemporary African photography”, io mi lascio affascinare da queste fotografie stupende, originali, diverse, come diversi sono i 54 Paesi di questo meraviglioso continente. Dopo quelle immagini, passo a visitare l’esposizione permanente, prima di recarmi in centro per pranzo. Ho deciso che merito un “fish and chips” tradizionale, e allora decido di andare sul sicuro recandomi da “The golden hind”, un locale centenario in Marylebone Lane, una traversa di Oxford street, che mi fu consigliato tanti anni fa da un’amica siciliana sposata a un inglese. Quando ci andavo le prime volte, il locale era sconosciuto ai turisti, ma adesso lo conoscono tutti e diventa sempre più difficile trovare un tavolo, ma stavolta ho fortuna e posso gustare uno dei piatti tipici inglesi cucinato in maniera perfetta.

Il pomeriggio è dedicato a uno dei miei posti del cuore, Brick Lane, così multietnico, così multiculturale. I graffiti sui muri della strada sono sempre originali e catturano la mia attenzione. Come ogni weekend c’è lo street food market e, anche se non ho fame, mi piace aggirarmi tra gli stand e osservare i cibi che provengono da tutto il mondo. I profumi delle varie spezie si mescolano tra di loro e si confondono, i colori del cibo sembrano dipingere un arcobaleno. Dopo questa scorpacciata visiva e olfattiva mi reco al mercatino dell’abbigliamento vintage, pur non dovendo comprare niente. Anche qui c’è folla, mediamente giovane ma non mancano gli stagionati come me. Per cena mi reco nell’unico ristorante siriano della via, facendo lo slalom tra i buttadentro dei vari ristoranti indiani che cercando di catturarmi. Sono stato spesso in questo ristorantino, il proprietario mi riconosce e mi offre il dolce.

La domenica mattina mi reco al solito bar di Liverpool street per un’abbondante colazione inglese, per poi andare, col mio solito anticipo, in aeroporto. Il volo è a ora di pranzo e all’arrivo in aeroporto faccio una spiacevole scoperta: l’aeroporto è ancora chiuso! Per quanto strano possa sembrare, l’aeroporto di London City la domenica apre soltanto alle 10:45. Lo stupore è condiviso con tanti altri passeggeri, tra i quali molti italiani (il primo volo in partenza ha come destinazione Firenze). Ci mettiamo disciplinatamente in fila davanti alle porte chiuse, ridendo di questa nuova esperienza. Una volta entrati, tutto si svolge molto velocemente, e nel tardo pomeriggio atterro a Zurigo, città sepolta dalla neve. E’ stato un bel weekend, mi sono ricaricato e sono pronto ad affrontare le prossime settimane.

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