Buon Natale con meno diritti

Map of Italy with flag.

Pochi giorni fa l’associazione “A buon diritto” ha presentato il rapporto annuale sullo stato dei diritti nel nostro Paese, ottenuto monitorando i seguenti diciassette parametri: Libertà di espressione e informazione, Pluralismo religioso, Salute e libertà terapeutica, Ambiente, Istruzione, Lavoro, Persona e disabilità, Profughi e richiedenti asilo, Migrazioni e integrazione, Rom e Sinti, LGBTIQ+, Autodeterminazione femminile, Minori, Prigionieri, Salute mentale, Dati sensibili, Diritto all’abitare. E’ possibile leggere l’intero rapporto qui.

Ho letto tutto il documento, dettagli compresi, e purtroppo non mi sorprende apprendere che nell’ultimo periodo le cose siano peggiorate in tutti i parametri analizzati. Il monitoraggio prende in esame tutte le azioni che parlamento e governo hanno intrapreso e, purtroppo, tutto va nella direzione di una riduzione dei diritti. Non voglio scrivere qui un riassunto dell’intero rapporto, non riuscirei a scriverlo senza irritarmi a ogni frase, ma vorrei commentare brevemente solo alcuni dei parametri analizzati.

Istruzione: è ripresa la marcia di disinvestimento nel sistema dell’istruzione pubblica; la politica di riduzione dei finanziamenti, che era stata interrotta durante la pandemia, è ripresa, con il passaggio da una spesa del 4.3% del PIL nel 2020 a una spesa del 3.4% nel 2022. La legge di bilancio 2023 prevede un nuovo dimensionamento scolastico, per cui gli attuali parametri minimi per la costituzione delle autonomie scolastiche si innalza dagli attuali 600 alunni a 900/1000 alunni. Si tratta di una norma di risparmio che porterà alla riduzione del numero di dirigenti scolastici e personale amministrativo. Il decreto applicativo prevede una dimensionamento che colpirà soprattutto le scuole del sud: nel prossimo anno scolastico la Campania ridurrà di 128 unità, la Sicilia di 92, la Calabria di 79, la Puglia di 58 e la Sardegna di 42. Io penso invece che l’investimento nel campo della pubblica istruzione e della ricerca debba essere almeno pari a quello della media europea, che ci si debba concentrare per abbattere la dispersione scolastica, che ci sia bisogno di investire nell’edilizia scolastica. In un Paese come l’Italia, che diventa sempre più vecchio, un’istruzione “povera” renderebbe i cittadini delle nuove generazioni sempre meno cittadini e sempre più sudditi.

Autodeterminazione femminile: nel 2022 si sono registrate 322 vittime di omicidio, di cui 126 donne, in aumento rispetto al 2021. La metà circa di queste 126 donne è stata uccisa da un partner o ex partner, e un terzo da un parente, tutti di sesso maschile. In generale, il 92.7% delle donne uccise è stato vittima di un uomo. Per quanto riguarda l’aspetto occupazionale e retributivo, sebbene i percorsi accademici delle donne risultino migliori di quelli maschili, il tasso di occupazione femminile risulta essere inferiore rispetto a quello maschile. A un anno dalla laurea, gli uomini hanno l’11.7% di probabilità in più di essere impiegati rispetto alle donne. L’Italia si è confermata, anche nel 2022, uno dei paesi europei con un tasso di occupazione femminile molto basso. E, a partita di mansioni, lo stipendio delle donne è ancora mediamente inferiore rispetto a quello degli uomini. Io ritengo che bisogna attuare dei percorsi strutturati per prevenire la violenza di genere, partendo da una formazione adeguata degli operatori istituzionali, aumentando i servizi di accoglienza per le persone vittime di violenza; implementare politiche strutturali in grado di sostenere l’equa distribuzione dei carichi familiari e del lavoro domestico perché, se è vero che scuola e università costituiscono i luoghi primari di contrasto alla violenza di genere, è altrettanto vero che tutti i problemi nascono in famiglia.

Salute e libertà terapeutica: sappiamo tutti che il nascere, il vivere e il morire sono condizionati da fattori quali la differenza di genere, la regione di residenza, l’età, l’etnia… Le verifiche annuali sull’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza, pensati per garantire standard uniformi di assistenza su tutto il territorio nazionale, ha messo ancora una volta in evidenza le disparità tra le varie regioni. Delle sette regioni che non raggiungono il livello minimo di assistenza stabilito dagli standard nazionali, cinque si trovano al sud e nelle isole (Campania, Molise, Calabria, Sicilia e Sardegna) e due al nord (Valle d’Aosta e provincia di Bolzano). Detto in altre parole, un quarto della popolazione italiana non riceve gli standard minimi di assistenza sanitaria. Tra gli indicatori valutati per stabilire la qualità dell’assistenza sanitaria, figura la percentuale di malati di tumori assistiti dalla rete di cure palliative rispetto al numero totale di morti di tumore: ai due estremi troviamo il Veneto con il 56.15% e la Calabria con il 4.52 %. La percentuale di donne sottoposte a screening per il tumore al seno va dal 96.95% della provincia di Trento al 2.46% della Calabria. In generale, la Corte dei Conti ha evidenziato quanto vada a rilento, soprattutto al sud, l’attuazione dei piani previsti e finanziati per recuperare le prestazioni (interventi chirurgici, screening, prestazioni ambulatoriali) posticipate a causa della pandemia. Io penso, da sempre, che sulla sanità pubblica vada investito di più, per garantire quei Livelli Essenziali di Assistenza già definiti; ritengo inoltre che sia necessario approvare una legge sulla fine vita, aumentare l’accesso alle cure palliative e, in generale, potenziare il numero e i servizi dei medici di famiglia.

Siamo a Natale, tempo di scambiarci gli auguri. Auguro a tutti di prendere coscienza dello stato dei fatti, che ho riassunto brevemente in questo articolo prendendo in esame solo tre parametri. Auguro a tutti di lottare, per ottenere i diritti che mancano, e per proteggere i diritti acquisiti, affinché non ci vengano tolti. Si può lottare in diversi modi, tutti importanti: innanzitutto andando a votare, SEMPRE, perché non è vero che i partiti e i politici sono tutti uguali, e lo dimostra il fatto che con alcuni governi i diritti aumentano, con altri diminuiscono; poi prendendo coscienza della situazione, e informando parenti, amici e colleghi. Questo articolo, nel suo piccolo, vuole contribuire a informare sui fatti. E poi, naturalmente, si lotta manifestando, e aiutando chi sta peggio di noi. Come scrive l’associazione A buon diritto, “difendere i diritti di uno significa difendere i diritti di tutti”. Buon Natale!

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