Attilio e Rosa Boscarelli: una vita a Rothenthurm

Dopo la pensione, a differenza di tanti italiani, Attanasio e Rosa decidono di non tornare in Italia: è Rothenthurm che sentono come la loro vera casa, sia perché le figlie e le loro famiglie vivono poco lontano, sia perché è qui che Loredana riposa. Sono circondati dall’affetto dei loro sette nipoti, che ammirano la saggezza dei loro meravigliosi nonni.

Attanasio nasce in un paesino della Calabria, Santa Sofia d’Epiro, dove si parla il dialetto “arbaeresh”. Da bambino non ha avuto la possibilità di frequentare la scuola, a sette anni già pascolava un gregge di pecore, diventando così un bravo contadino, serio e scrupoloso. Sposa Rosa, il suo amore, e presto hanno una bambina.

In Calabria c’è penuria di lavoro, e adesso Attanasio ha una famiglia da mantenere. Nel 1961 decide di raggiungere alcuni cugini in Svizzera, a Rothenthurm, dove accetta il primo contratto da annuale. Allora a Rothenthurm vi erano due fabbriche di mobili e aziende di falegnameria, e una di queste dà lavoro ad Attanasio. Il giovane calabrese si distingue subito per dedizione e impegno, tanto da essere particolarmente apprezzato dal suo datore di lavoro, uno svizzero che, per comunicare con i suoi operai, ha imparato l’italiano. La professionalità di Attanasio gli permette di ottenere contratti più vantaggiosi, tanto che, poco tempo dopo, nel 1963, ha la possibilità di far trasferire in Svizzera anche la moglie e la figlia. Anche Rosa comincia a lavorare, ma poco dopo smette, perché la famiglia cresce; arriveranno infatti altre quattro bambine.

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Rothenthurm conta, allora, circa un migliaio di abitanti, e numerosi di questi sono italiani. Gli italiani vivono in condomini a loro dedicati, che gli abitanti del luogo chiamano, non senza disprezzo, “i palazzi degli Tschingg”. I bambini italiani giocano tra di loro, e parlano dialetto, o meglio i diversi dialetti italiani, soprattutto del sud. Entrano in contatto con la lingua locale, lo svizzero tedesco, solo al momento di andare all’asilo, a sei anni.

A scuola spesso i bambini italiani sono oggetto di scherno da parte dei bambini locali, ma questo non è un problema per le figlie di Attanasio e Rosa, perché, studiose e diligenti come sono, vengono sempre lodate dalle insegnanti e indicate come esempio per gli altri.

Rothenthurm è un paesino isolato e sonnolento, non c’è molto da fare, e gli svizzeri non hanno nessuna intenzione di conoscere meglio la comunità italiana; così, nel poco tempo libero a disposizione, gli italiani si incontrano tra loro, al circolo, per giocare a carte e a bocce. Episodi di discriminazione si registrano, talvolta, tra gli italiani stessi, soprattutto tra quelli del nord e quelli del sud, ma presto si impara a conviverci. A differenza di tanti altri connazionali, che provano rancore sia nei confronti dei loro capi che della Svizzera in generale, Attanasio è un tipo calmo e posato, che si impegna nel lavoro ed evita discussioni, ed è perciò stimato da tutti.

Raramente si torna in Calabria d’estate: il viaggio in treno è lungo, e anche costoso per una famiglia così numerosa.

Naturalmente, il referendum “Schwarzenbach” del 1970, così come quello successivo del 1974, preoccupano anche la comunità italiana di Rothenthurm. La paura di dover lasciare il Paese è forte, ma Attanasio e Rosa sono bravissimi e riescono a non trasmettere le loro preoccupazioni alle figliolette.

Nel 1973 una tragedia si abbatte sulla famiglia di Attanasio e Rosa: Loredana, la terza figlia, viene investita da un’auto impazzita e perde la vita. Il dolore è troppo grande per poterlo descrivere a parole, possiamo solo immaginarlo. Da allora Loredana riposa nel cimitero del paesino, e la sua tomba è curata costantemente, con l’amore di sempre, da entrambi i genitori.

Dopo la morte di Loredana, la famiglia torna in Calabria una volta all’anno, per respirare l’aria del sud, per rivedere i parenti lontani e per tentare di alleviare le ferite di un lutto che non smetterà mai di bruciare.

Attanasio non ha mai imparato bene il dialetto locale, ma riesce a comunicare e a farsi capire. Non ha mai dimenticato la lingua arbaeresh e proprio la conoscenza di questa lingua si rivelerà molto utile quando, a causa della crisi nei Balcani, molti abitanti del Kosovo si rifugiano in Svizzera. Anche se le due lingue non sono proprio uguali, Attanasio riesce a comunicare con i nuovi arrivati in maniera fluente.

Attanasio e Rosa lavorano tutta la vita, lui come fuochista in fabbrica (Il fuochista fa parte del personale operativo di un forno a controllo manuale) e lei in casa, non hanno tempo per imparare bene la lingua e riuscire a integrarsi al di fuori della comunità italiana, ma i loro sforzi permettono a tutte le figlie di integrarsi bene, tanto che ora hanno un ottimo lavoro e una bella famiglia. Hanno sposato quasi tutte un italiano.

Dopo la pensione, a differenza di tanti italiani, Attanasio e Rosa decidono di non tornare in Italia: è Rothenthurm che sentono come la loro vera casa, sia perché le figlie e le loro famiglie vivono poco lontano, sia perché è qui che Loredana riposa. Sono circondati dall’affetto dei loro sette nipoti, che ammirano la saggezza dei loro meravigliosi nonni.

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Attanasio e Rosa

Già pubblicato su Sconfinamenti, il 6 marzo 2021

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