Lidia nasce e cresce ad Ardore, in provincia di Reggio Calabria. Figlia maggiore di un maresciallo dei carabinieri e di un’insegnante di lettere, la famiglia di Lidia non si limita al padre, la madre e la sorellina, ma comprende, come nella migliore tradizione del sud, zii e zie, la nonna materna (gli altri nonni vivevano in Sicilia), cugini e cugine. Molti zii del ramo paterno sono militari, come il padre; molti zii del ramo materno sono insegnanti, come la madre. Il padre di Lidia è impegnato nel nucleo operativo che serve i paesi di San Luca, Platì, Africo, negli anni ’80 tristemente noti non solo per la malavita organizzata, ma anche per i sequestri. Per il suo ruolo di carabiniere, il Signor Galvano subisce talvolta minacce ma, insieme alla moglie, è bravissimo a non far trasparire alcuna preoccupazione, e così l’infanzia di Lidia e della sorellina trascorre serena, in questo clima di protezione dato da tutta la famiglia unita. La legalità è un valore nella famiglia Galvano, se ne parla spesso nei vari momenti della giornata: a tavola quando si pranza o si cena, davanti alla televisione mentre si commentano le trasmissioni di Michele Santoro. La bambina è affascinata dalla figura di Giovanni Falcone, che sente parlare spesso in televisione, e decide così che da grande vuole fare il magistrato, o il commissario di polizia; vuole, insomma, lottare per la legalità e per liberare la sua terra. Questa decisione diventerà definitiva alla morte del giudice siciliano, del quale Lidia aveva letto il libro “Cose di Cosa Nostra”, scritto insieme a Padovani, ed era rimasta colpita da un episodio citato, che aveva avuto come protagonista il padre, anche se non menzionato con nome e cognome.
Nonostante la protezione che riceve della famiglia, la preadolescente Lidia comincia ad avvertire un senso di insicurezza e vulnerabilità, che si esplicita pochi giorni prima di Natale quando, nel pieno delle compere natalizie, il suono delle sirene, il caos, la chiusura di alcune strade importanti, fa temere a Lidia per la vita del padre, e scoppia in un pianto convulso. Non c’erano, allora, i telefoni cellulari per contattare il genitore in tempo reale, così questa sensazione di angoscia le resta appiccicata addosso per diverse ore. Scoprirà poco dopo che una persona che conosce bene, il proprietario di una serra da cui la famiglia si reca per comprare fiori e piante, è stato sequestrato. Si tratta di Vincenzo Medici, il cui corpo non è stato mai ritrovato. Lidia ha solo tredici anni. I genitori cominciano allora a pensare a un trasferimento, per garantire un futuro sereno alle loro bambine. Poco tempo dopo il padre viene trasferito alla scuola sottufficiali di Velletri, mentre Lidia, la madre e la sorellina restano ad Ardore. Il padre torna in Calabria una volta ogni due settimane. La famiglia si riunirà nel 1994, quando il padre è trasferito a Firenze.
Lidia vive questo trasferimento con sentimenti contrastanti. Sente forte il dolore del distacco dalla famiglia, le manca la quotidianità con i cugini e gli zii. Allo stesso tempo, è affascinata dalla vita in città, dalla possibilità di avere tutto a portata di mano, teatro e cinema in primis, di camminare in mezzo all’arte… Si sente come una turista in pianta stabile. A scuola si inserisce bene. Quando riceve domande che contengono dei pregiudizi inconsapevoli sulla Calabria e sui calabresi, come ad esempio se lei sia una malavitosa, o quanto pericolosa sia la Calabria, le smonta con ironia, rispondendo che gira sempre con una pistola addosso, oppure che indossa regolarmente il giubbotto antiproiettile. A 17 anni Lidia accompagna un’amica a una festa presso il circolo ufficiali, e lì conosce un ragazzo più grande di lei, da poco laureato in Fisica, che sta svolgendo il servizio militare come ufficiale. I due giovani cominciano a frequentarsi, fino a innamorarsi, fidanzarsi e, qualche anno dopo, sposarsi. Dopo il servizio militare il giovane torna a Firenze per il dottorato, poi si trasferisce a Parma per gli studi di dottorato, e dopo a Zurigo per il post-dottorato. La relazione con Lidia comincia a risentire della distanza e così, quando al ragazzo viene offerta un’opportunità al CERN di Ginevra, Lidia, che nel frattempo sta terminando gli studi di Giurisprudenza all’Università di Firenze, decide di seguirlo. Lidia apprezza fin da subito le bellezze del lago Lemano, l’ambiente internazionale e le nuove amicizie che la circondano. Continua a fare la pendolare con Firenze per terminare gli studi, fino a ottenere la tanto desiderata laurea in Giurisprudenza.
Dopo due anni, terminato il contratto con il CERN, la coppia ritorna a Firenze, dove il giovane fisico comincia il suo lavoro di ricercatore presso l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, mentre Lidia comincia a lavorare presso uno studio legale, come avvocato civilista. Alla coppia nasce la prima bambina. Lidia concilia il suo nuovo ruolo di mamma con il lavoro, con la fatica che quasi tutti i neo-genitori conoscono. Trova un lavoro meglio pagato in un altro studio legale, ma anche il lavoro aumenta. Nel 2010, mentre Lidia aspetta il secondo figlio, il marito viene invitato all’ETH di Zurigo come visiting professor per sei mesi. La famigliola si trasferisce temporaneamente a Zurigo e si trova così bene che, quando viene bandito un posto permanente, si decide fare domanda. I tempi del concorso sono lunghi, così la famiglia torna in Italia, fino a che, nell’estate 2010, arriva l’offerta. L’intera famigliola, che conta adesso due bambini, si trasferisce a Zurigo definitivamente. Lidia per i primi tempi si occupa di fare la mamma a tempo pieno, apprezzando i servizi e le comodità che la città offre, quali ad esempio la facilità di prendere l’autobus o il tram con due bambini e un carrozzino. Con i figli che crescono (nel frattempo è arrivato anche un terzo bambino) , Lidia riprende a lavorare, prima presso lo studio di un’amica, e poi con uno studio tutto suo, come avvocato civilista; si occupa di pratiche legate alla legislazione italiana. In questo modo può aiutare i connazionali a districarsi con i vari intoppi che le regole italiane creano, e che vengono amplificati dalla distanza e dall’impossibilità di risolverli in loco. Qualche esempio delle attività di Lidia? Si occupa di pratiche successorie, sia in Italia che in Svizzera, recupero crediti. Ha seguito diverse cause di separazione e divorzi tra cittadini italiani e svizzeri, sia presso i Tribunali italiani, sia, come consulente per il diritto italiano in collaborazione con avvocati svizzeri, presso i Tribunali svizzeri. Si occupa di istanze da rivolgere al Console, in funzione di Giudice Tutelare. Ha aiutato alcune donne/uomini sposati con cittadini italiani a richiedere la cittadinanza italiana per matrimonio. Si occupa di risolvere problemi legati alle proprietà immobiliari in Italia (eredi di seconda o terza generazione che non hanno purtroppo alcun legame con l’Italia e che si trovano costretti a vendere o addirittura donare l’immobile di cui sono diventati proprietari in conseguenza della successione ma che non possono mantenere). In questi casi segue tutta la procedura, dalla ricerca di un possibile acquirente alla stipula del contratto di compravendita, per esempio tramite procura.
Insomma, di tutto un po’. Se mai avremo uno di questi problemi, sappiamo a chi rivolgerci!
Già pubblicato su Sconfinamenti, il 29 maggio 2021