Paola e Francesca: ma quali spose?

Questo inizio di estate si sta presentando particolarmente interessante, per quel che riguarda le tematiche LGBTIQ+.  Oltre alle manifestazioni “pride” in tantissimi Paesi del mondo, che ricordano l’importanza dei diritti, acquisiti o ancora da acquisire, dal 1 luglio in Svizzera è entrato in vigore il matrimonio egualitario, votato con un’ampia maggioranza lo scorso settembre, e il Paese comincia finalmente a celebrare i primi matrimoni tra persone dello stesso sesso.

In Italia la televisione trasmette uno spot in cui una nonnina, presumibilmente della provincia, e con accento meridionale (perché gli stereotipi sono duri da scardinare, sebbene lo spot tenti proprio di scardinarne uno) chiede insistentemente al nipote quando avrà una fidanzata e quando questi, dopo anni di domande insistenti, le rivela di essere gay, le nonnina comincia a chiedere quando arriverà un fidanzato. Quando il fidanzato finalmente arriva, la nonnina cambia domanda: “Quando vi sposate?”

L’altro evento che sta tenendo banco sui giornali italiani di questi giorni è il “matrimonio” tra la cantautrice Paola Turci e Francesca Pascale, ex compagna di Silvio Berlusconi. La notizia di questa unione ha naturalmente scatenato gli insulti omofobi dei soliti leoni (e leonesse) da tastiera, ma la Turci e la Pascale, da personaggi pubblici quali sono, hanno gli anticorpi non solo per resistere, ma anche per respingere tali offese.

Vorrei però ricordare, non solo alla nonnina dello spot (agli ideatori dello spot, naturalmente), ma anche ai giornalisti che si stanno occupando dell’unione Turci-Pascale, che nessun matrimonio è stato celebrato in Italia perché in Italia, a differenza della Svizzera, il matrimonio tra persone dello stesso sesso non è ammissibile. L’unica possibilità sono le unioni civili, che la Turci e la Pascale hanno appena stipulato.

Le indagini sulla vita LGBTIQ+ in Italia (se vi interessano, trovate ampia documentazione in rete) mostrano quanti e quali siano i problemi quotidiani di queste persone : insulti, aggressioni, difficoltà sul luogo di lavoro (quando si lavora), oltre a problemi di depressione e un tasso di suicidio (o tentativi di suicidio) più alto rispetto alle persone eterosessuali.

Jonathan Bazzi, su Domani dello scorso 30 giugno,  ha raccontato delle frequenti aggressioni subite dalle persone omosessuali nella Milano dei diritti. Il mio amico di Facebook Antonio Trinchieri, attivista che vi invito a seguire, raccontava qualche giorno fa che diverse delle persone che si uniscono civilmente lo fanno in gran segreto, per evitare gli insulti non solo dei leoni da tastiera, ma anche quelli di conoscenti e compaesani. Questo non avviene solo nelle province del sud, ma in tutta Italia.

La storia ci insegna che se non sei uomo, bianco, eterosessuale, cristiano, se non sei tutte e quattro queste cose insieme, allora hai subito, subisci o subirai un qualche tipo di discriminazione. E’ questa cultura patriarcale che dobbiamo combattere, e la cultura va cambiata con leggi adeguate, tra le quali quella sul matrimonio egualitario. E’ ora di dire basta, è ora di impegnarci, tutti insieme. La Svizzera lo ha fatto, facciamolo anche in Italia!  

3 Comments

  1. Oh… finalmente! Sono disgustata dalla retorica melensa che da giorni circonda – come un alone di progressismo di facciata – Paola Turci e Francesca Pascale. Tralasciamo per un attimo gli insulti odiosi e volgari: ma tutto questo commentare sulle due “spose”, non lo è altrettanto?
    È più importante parlare della scelta degli abiti, degli addobbi o dei presunti regali dell’ex, o dire che spose non sono e non possono essere, perché in Italia i diritti non sono uguali per tutti?

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