In questi giorni caratterizzati dall’ammirazione per le lotte delle donne in Iran, e più in generale per le lotte delle donne di ogni latitudine contro il patriarcato, vero cancro di questo mondo, mi imbatto nella seguente frase: Alle donne che, nel mondo “arabo” o altrove, non hanno diritto al proprio corpo. Si tratta dell’inizio del libro “Il pittore che divora le donne” dello scrittore algerino Kamel Daoud, pubblicato da La nave di Teseo con la traduzione di Cettina Calò. Con questo incipit, non potevo non leggere questo romanzo.

Daoud, nato nel 1970 in una cittadina a circa 300 km da Algeri, dopo la laurea in matematica ha studiato letteratura francese. Vive a Oran, dove da venticinque anni svolge la professione di giornalista. I suoi articoli sono regolarmente ripresi dai giornali internazionali, inclusi gli italiani Repubblica e Il fatto quotidiano. Con queste parole l’editore descrive il libro: Un uomo arabo cammina di notte nelle sale del Museo Picasso di Parigi. Non è un visitatore qualunque. Una fantasia, un volto scuro venuto dal deserto, dalla Siria o da Timbuctù o da Algeri, si chiama Abdellah, è un jihadista che vuole distruggere per sempre le tele di un pittore infedele, colpevole di aver vissuto un amore proibito con una donna molto più giovane di lui e di averne esposto le nudità in opere blasfeme. Di fronte a quei quadri osceni, racconto di una caccia erotica, immorale, senza limiti, Abdellah vacilla, quello sguardo è lontano dal suo mondo, da quello che sa dell’amore, del piacere, della libertà. Può l’arte guarire un uomo dalla violenza, portarlo a scegliere il desiderio qui sulla terra invece della beatitudine eterna? Kamel Daoud, vincitore di un premio Goncourt e di un prix Méditerranée, sfida le nostre certezze e i nostri pregiudizi narrando la meraviglia dell’arte, e in quello stupore accende la luce di una libertà assoluta, contro ogni fondamentalismo.
Questo romanzo, di meno di 150 pagine, è ricco di spunti di riflessione, che mi hanno portato, quasi a ogni pagina, a fermarmi a pensare; a pensare a ciò che l’autore ha scritto, alle mie esperienze in merito, a come possano essere vissute esperienze simili in altre culture. Si descrive l’erotismo, paragonandolo alla caccia: Nella caccia si vuole saziare la fame con la carne dell’altro, nell’erotismo si vuole saziare la fame diventando la carne dell’altro. E’ una divorazione più tirannica, un miscuglio di linfe, una masticazione che non implica solo la bocca, ma il corpo intero che diventa casa.
Tramite il protagonista del romanzo, Abdellah, l’autore riflette sulla sua scoperta della sessualità, su ciò che era lecito e ciò che era proibito quando era bambino, e io, che sono quasi coetaneo dell’autore, non ho potuto non pensare alle mie scoperte, comunque vissute in condizioni di libertà. Si riflette sul corpo della donna, tramite la valutazione dell’arte di Picasso, e inevitabilmente si pensa alle differenze tra mondo occidentale e mondo islamico, grazie alle riflessioni del protagonista: L’Occidente è un corpo di donna, un desiderio che mi tortura perché al di fuori della portata della mia comprensione; una nudità esposta in milioni di segni e immagini, spettacoli e culture. Una decomposizione morale, una ricomposizione artistica. E anche: Il missionario non è più l’occidentale che vuole convertire i barbari, gli “altri”; ma è l’Altro che sbarca presso l’occidentale e vuole convertirlo al nuovo collerico Dio. L’Occidente non è più un’espansione ma una contrazione. Non è più ordinatore, è ordinato.
Questi estratti mettono in evidenza come questo libro non sia un romanzo di evasione, ma è una lettura che incoraggia a pensare, a mettersi in dubbio e a mettere in dubbio i nostri punti cardinali, a leggere la realtà con altre lenti. E’ un libro che non va letto tutto d’un fiato, ma poco a poco, in modo da gustarne ogni parola.
Tema interessantissimo e molto attuale
Grazie
Titolerei in questo modo. 🎩… Complesso residenziale in zona tranquilla… ❤️ la lettura molto intelligente , tuttavia, alla portata, di persone, che amano profondamente la fatica per capire bene.
Prima di esprimere un commento su un argomento così articolato e complesso, bisogna che passino gli anni che sono serviti a costruire il duomo più bello al mondo intero, il duomo di Milano.