In una sonnolenta domenica pomeriggio d’autunno, riflettevo sui diritti LGBTIQ+ in Italia, ora che, con il governo di Giorgia Meloni, il Paese è governato dalla destra, sia moderata che estrema. Riflettevo anche che, fino ad ora, questi temi sono stati del tutto trascurati o, se trattati, lo sono stati in maniera assolutamente insufficiente, da tutti i governi che si sono succeduti in questi ultimi trent’anni, di qualsiasi colore essi siano stati.
Colpito da un momento di masochismo puro, ho deciso di consultare il sito Rainbow Europe, che fotografa la situazione dei diritti LGBTIQ+ in ogni Paese europeo, fornendo dettagli sulla legislazione, provvedimenti, iniziative. Il rapporto è aggiornato a fine 2021, e per l’Italia la situazione è veramente desolante. Il Paese si trova al trentatreesimo posto, su quarantanove nazioni, in tema di realizzazione dei diritti umani di tipo LGBTIQ+, solo il 25% di essi trova una piena applicazione. Inutile dire che si tratta del peggior risultato dell’Europa occidentale. Peggio di noi, nel continente: Azerbaijan, Turchia, Russia, Armenia, Bielorussia, Polonia, Bulgaria, Romania. Diversi Paesi dell’Europa sud-orientale hanno messo in atto molti più interventi dell’Italia a favore delle persone LGBTIQ+. Alcuni esempi sono l’Albania con il 32%, la Serbia con il 37%, la Grecia col 52% e il Montenegro addirittura con il 63% dei diritti realizzati.
Guardando nel dettaglio la situazione italiana, il sito Rainbow Europe evidenzia tutti i gap, la maggior parte dei quali è ben nota: manca il matrimonio egualitario, manca una legislazione per la tutela dei figli delle persone omosessuali, non c’è possibilità di adottare il figlio del proprio partner (la cosiddetta stepchild adoption); le tematiche relative ai crimini di odio e quelle relative alle persone intersessuali non sono state proprio implementate.
L’altro mio Paese, la Svizzera, sta messo molto meglio dell’Italia, con il 47% dei diritti umani realizzati. Il successo più evidente della Confederazione elvetica è stato l’istituzione del matrimonio egualitario, confermato con il referendum del 26 settembre 2021. Nemmeno la Svizzera ha implementato azioni per le persone intersessuali, ed è indietro (anche se non quanto l’Italia) sui temi di crimini di odio, ma ci sono diversi leggi e regolamenti che tutelano gli aspetti familiari, l’eguaglianza e il divieto di discriminazione. Naturalmente sono consapevole che tanto è ancora da fare, che la vita delle persone LGBTIQ+ a Zurigo, Ginevra, Basilea non è la stessa di quella delle persone di Konolfingen, Mogno, Landquart, Sierre…
Con questo quadro italiano, non ci resta che deprimerci? Assolutamente no, anzi. E’ arrivato il momento per tutti noi di metterci la faccia, in ogni occasione. Non bisogna essere gay per lottare per le battaglie LGBTIQ+, così come non c’è bisogno di essere donna per sostenere, difendere e proteggere i diritti delle donne. Cominciamo a non ridere delle barzellette omofobe ma ribelliamoci, non giriamoci dall’altra parte se qualcuno viene insultato, scendiamo in piazza quando c’è da manifestare. Il livello di democrazia di un Paese lo si misura dai diritti di cui godono le minoranze, e abbiamo tanto da fare. Si può fare anche in Italia, con qualsiasi governo.
Diffondiamo
Si può fare …ma non si fa …
Desolante, indeedd ! Mi sembra Maurizio, che la cosa più importante che scrivi in questo tuo ultimo testo è : “Non bisogna essere gay per lottare per le battaglie LGBTIQ+”. E dico la più importante perché, a me sembra, è proprio questa mancanza di solidarietà trasversale che alimenta, fra l’altro, la crisi identitaria in cui si trova la sinistra oggi. Si, lottiamo tutti per questi diritti, alziamo la voce e abbattiamo le barriere dell’indifferenza verso il dolore altrui.
Assolutamente. Si sta finalmente sviluppando il concetto di “intersezionalità”, che mette in evidenza l’intrecciarsi delle diversità e mostra come la battaglia debba essere unitaria. Lo capiremo mai?
Purtroppo, Maurizio, in Italia c’è molto egoismo. Ognuno pensa ai propri problemi e fa fatica a metteresi nei panni degli altri; della serie “i problemi degli altri sono sempre meno importanti dei miei”. Questa mancanza di collaborazione divide le persone e fa si che non si vada mai avanti.
“ Il livello di democrazia di un Paese lo si misura dai diritti di cui godono le minoranze.”
Assolutamente d’accordo.