L’Uganda, Maurizio e l’importanza del pride

Vauro 2023
Foto di Anna Segre

Negli ultimi anni, in Uganda, si è avuto un inasprimento delle discriminazioni sulle persone LGBTIQ+, fino all’emanazione, negli ultimi mesi, di leggi assurde, oltre che inqualificabili e intollerabili. L’ultima legge, conosciuta come “legge anti–omosessualità”, non si limita a criminalizzare l’omosessualità con la minaccia di anni di prigione e perfino con la condanna a morte, ma prevede il carcere anche per i familiari e gli amici che non denunciano eventuali relazioni omosessuali dei propri cari. I rifugi, che un tempo fornivano riparo e protezione, sono diventati bersaglio di persecuzioni sia da parte delle autorità che delle folle anti-gay. La comunità LGBT locale resiste come può, ma ogni giorno diventa tutto più difficile. Raccontano le loro lotte sul sito internet Kuchu Times e cercano di raccontare alla comunità internazionale non solo la situazione ugandese, ma di tutta l’Africa.

cropped Ubuntu Header

Il mio cuore è sempre vicino all’ Uganda, per le amicizie e gli affetti che ho lasciato lì. Le difficoltà delle persone LGBT non sono però solo ugandesi. Attualmente, circa la metà dei 64 Paesi che criminalizzano le relazioni omosessuali si trova in Africa. Paesi come la Nigeria, la Somalia, il Sud Sudan, la Mauritania puniscono l’omosessualità con la pena di morte.

Mentre in Africa la comunità LGBT lotta per sopravvivere, nel mondo occidentale il mese di giugno è il mese del pride. Tutto cominciò il 28 giugno 1970, a un anno dai moti di Stonewall, con le prime manifestazioni di lotta per ottenere la parità di diritti, manifestazioni che, da allora, si ripetono ogni anno. Da ragazzo snobbavo queste iniziative, per una serie di motivi: per ignoranza della storia e del significato di queste manifestazioni, perché, da ragazzo bianco privilegiato, credevo che più o meno tutti avessimo uguali diritti, perché mi limitavo a osservare le immagini delle persone travestite che ballavano e cantavano ed etichettavo come superficiale un momento così importante. Poi, diversi anni fa, mi ritrovai per caso in mezzo al corteo, a Londra, e potei osservare la manifestazione nella sua interezza. Rimasi particolarmente colpito dagli attivisti di Amnesty International, che camminavano esibendo il cartello con la scritta “Marching for those who can’t” (Marciamo per quelli che non possono). Da allora ho capito il mio errore, e ho cominciato a partecipare attivamente a questa manifestazione.

Anche quest’anno parteciperò, sarò alla manifestazione di Zurigo di sabato 17 giugno. Marcerò per tutti quelli che non possono, a partire dagli ugandesi. Marcerò perché anche in Italia si ottenga il matrimonio egualitario (continuo a essere contro un solo matrimonio, e ferocemente: il mio) e, più in generale, che si colmi il gap in fatto di diritti rispetto al resto d’Europa. Marcerò perché in Svizzera continui il processo di accettazione non solo delle persone omosessuali, ma anche di quelle transgender, soprattutto di quelle che vivono lontano dalle grandi città e che si combatta insieme la piaga dei suicidi e dei tentativi di suicidio, soprattutto tra i giovani. Marcerò con i colleghi della mia azienda, dal momento che ho la fortuna di lavorare per un’azienda che include e valorizza ogni diversità, ma marcerò anche con gli attivisti di Queer Amnesty, la sezione di Amnesty International dedicata ai diritti delle persone LGBTIQ+.

Maurizio

Concludo invitando tutti a partecipare a queste manifestazioni. Si tratta di continuare a lottare per i diritti di tutti: per ottenerli dove questi diritti mancano, per conservarli dove questi diritti sono stati ottenuti. Non bisogna essere gay per lottare per i diritti delle persone omosessuali, così come non bisogna essere donne per lottare per la parità di genere. I diritti o sono di tutti, oppure sono privilegi.

rainbow europe 1

4 Comments

  1. È antiumano ciò che sta accadendo in Uganda, ma è terribile anche che in Italia si stiano comprime do i diritti delle famiglie omogenitoriali! È scandaloso, poi, che la Regione Lazio abbia ritirato il patrocinio al pride. Marciamo tutti per difendere i diritti di chi non può marciare!

Lascia un commento

Your email address will not be published.