Quando andavo a scuola, in particolare negli ultimi anni delle superiori, non mi piaceva molto studiare la storia, e così la imparavo il meno possibile, concentrando lo studio prima dei compiti in classe o delle interrogazioni. Crescendo, mi sono reso conto dell’importanza della storia, soprattutto come conoscenza per evitare di ripetere gli stessi errori, e così cerco di colmare alcune delle mie lacune leggendo saggi sui periodi che più mi interessano, che sono quelli dal XIX secolo ai giorni nostri. La cosa interessante che mi accade quando leggo questi libri è il rendermi conto che tante cose non sono io a non averle studiate, ma non me le hanno proprio insegnate.
E’ quello che mi è capitato recentemente leggendo il saggio di Francesco Filippi Noi però gli abbiamo fatto le strade, recentemente pubblicato da Bollati Boringhieri. E’ un libro che analizza la storia delle colonie italiane smontando tutte le bugie che ci sono state raccontate, colmando le amnesie e mettendo in evidenza tutto il razzismo presente. La realtà del colonialismo italiano ha cominciato a venir fuori negli anni ’80-’90 del XX secolo grazie agli studi del Professor Angelo Del Boca, scomparso lo scorso luglio e fortemente osteggiato dall’ambiente accademico del suo tempo. Dopo di lui, diversi altri studiosi si sono interessati a questo fenomeno, tra cui Filippi, che scrive in maniera molto semplice e discorsiva, permettendo anche a chi, come me, legge la sera dopo una lunga e dura giornata di lavoro, di imparare cose nuove. Come tanti, troppi, io pensavo che il colonialismo italiano fosse principalmente circoscritto al periodo fascista, con i disastri combinati in Etiopia (in particolare l’uso dei gas tossici), anni brillantemente descritti nel libro La guerra d’Etiopia di Nicola Labanca. Leggendo invece il libro di Filippi, mi sono reso conto che il colonialismo italiano è durato circa ottant’anni, dall’acquisto della baia di Assab, nel 1882 in Eritrea, fino al 1 luglio 1960, con l’ultimo ammainabandiera a Mogadiscio. Il libro ricostruisce non solo la storia del nostro colonialismo, ma smonta anche tutti i pregiudizi positivi degli italiani, brava gente, che ci siamo costruiti per auto-assolverci. Mostra come non siamo stati meno feroci dei francesi e dei britannici, ma siamo stati sicuramente più disorganizzati e senza visione strategica. Mostra senza sconti i diversi errori fatti in Somalia dopo la fine della II guerra mondiale, quando l’ONU ci incaricò dell’amministrazione fiduciaria fino all’indipendenza del Paese africano. Il libro si conclude con un capitolo molto importante, intitolato “Rigurgiti. Cosa rimane?”, non solo per riflettere sul presente, ma anche per pensare al futuro.
Un’altra lettura su questo argomento per me molto importante è stato il romanzo Le stazioni della luna, di Ubah Cristina Ali Farah, pubblicato da 66th and 2nd nel 2021. L’autrice, poetessa e scrittrice nata a Verona da padre somalo e madre italiana, è vissuta a Mogadiscio fino allo scoppio della guerra civile del 1991 e, con la sua storia e la sua cultura, rappresenta un ponte naturale tra i due Paesi. Il romanzo racconta la storia di Clara, italiana nata in Somalia e costretta a scappare appena adolescente, con la madre e il fratello, a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale. Clara ritorna in Somalia, dopo la guerra, per insegnare italiano ai bambini somali, e la sua vita si intreccia con quella di Ebla, la sua “mamma di latte”, colei che l’aveva accudita da piccola. Tramite Ebla, i suoi figli, e l’amica Mirella, Clara scoprirà il vero volto della Somalia, che la poterà a schierarsi con il popolo somalo nella sua lotta per la libertà. Pur non condannando mai esplicitamente l’atteggiamento italiano in Somalia, con il suo modo di raccontare la Ali Farah ci fa capire chiaramente da che parte stare. Si tratta di un libro di valore, scritto in maniera fluida, sicuramente una delle mie migliori letture del 2021.
Entrambi questi libri vogliono essere il mio invito ad avvicinarvi alla storia italiana recente, quella che a scuola nessuno ci ha mai insegnato, almeno non a quelli della mia generazione. Se siete attratti dai romanzi, Le stazioni della luna è quello che fa per voi. Se invece siete orientati verso un saggio, non potete perdere Noi però gli abbiamo fatto le strade. Con entrambe le letture scoprirete che gli italiani non sono sempre stati “brava gente”.
Diffondiamo
Un tema che sto approfondendo proprio in questo periodo, con un altro immancabile “The shadow king” di Maaza Mengiste. E così inizio a collocare nomi, testi, canzoni, parole che sentivo o mi insegnavano da bambina e di cui finora non avevo capito l’impatto e la portata. Per me è fondamentale, sia a livello personale, familiare che culturale.
Da qui possiamo sentire le origini di quegli echi che risuonano nelle bocche e nelle bacheche di, purtroppo, tanti “nazionalisti”. O nei diritti negati a tanti italiani di origini varie, la cui storia e cultura è stata impregnata da questi eventi, per loro purtroppo nefasti.
Causa fascismo siamo stati vergognosi ed intollerabili solo ed esclusivamente per la,sete di potere di un pagliaccio …. facciamo bene a non dimenticarlo e a vergognarcene ancora…per chi come noi conosce la storia …grazie Maurizio
Come si scopre leggendo il primo libro, non solo durante il fascismo
[…] con voi le mie letture, che hanno attraversato vari campi, dal razzismo alla fragilità bianca, dal colonialismo al […]