Il passo falso, una storia di Resistenza

Inizia

Oggi vi presento l’ultimo romanzo di un’amica virtuale, conosciuta diversi anni fa grazie ai social, Marina Morpurgo. Oltre a essere una valente scrittrice, Marina è anche un’eccellente traduttrice: ha tradotto, tra gli altri, il romanzo Vi prego, cercate di capire, di cui vi avevo già raccontato, e soprattutto la serie di thriller che ha come protagonista l’investigatrice pasticciona Agatha Raisin. Per questa ragione l’avevo contattata, diversi anni fa, su Anobii, e ci eravamo scambiati informazioni importanti su alcuni libri. Tempo dopo, su Facebook, venni a sapere che, durante una celebrazione del 25 aprile a Milano, una certa Marina Morpurgo era stata aggredita, per fortuna solo verbalmente, e, per esprimerle la mia solidarietà, decisi di chiederle l’amicizia. Feci così la conoscenza di una persona che è un concentrato di energia, simpatia, ironia e autoironia. Grazie ai sui post, ho conosciuto i suoi genitori, “la famiglia del mulino nero”, i suoi figli, i suoi cani. Ogni episodio veniva raccontato con umorismo e allegria, tanto che spesso mi sono ritrovato a ridere davanti al computer. Solo molto tempo dopo, quando Marina annunciò la pubblicazione del romanzo Risorse disumane (libro spassoso che tratta di un tema serissimo quale quello del lavoro), avrei capito che la Marina di Facebook era la stessa Marina di Anobii. Ebbene sì, la perspicacia non è il mio forte.

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Non potevo certo perdermi la lettura del nuovo romanzo di Marina, Il passo falso, appena pubblicato dall’editore Astoria. Il protagonista principale di questo libro è il professor Emilio Rastrelli, pediatra in pensione, con diversi problemi di salute e un inizio di demenza senile, che lo fa tornare spesso a un passato pieno di angosce, tanto da far sospettare che nasconda un oscuro segreto. Parallelamente, l’autrice racconta la storia di due giovani le cui vite si incrociarono, nei pressi del lago di Como, tra il 1943 e il 1944: Giuseppe, ebreo di madre inglese e padre italiano, in fuga per la sopravvivenza, e Antonio, camicia nera che sogna di diventare un dottore. Entrambi, pur con motivazioni diverse, hanno come obiettivo di raggiungere la Svizzera.

Il romanzo, i cui personaggi sono frutto di invenzione, poggia su una cornice storica reale e ben documentata, la Resistenza italiana nella zona tra Lecco e la Valtellina. Con uno stile leggero, nel senso positivo di lieve, e con la consueta ironia, l’autrice ci conduce per mano tra i tormenti del professor Rastrelli fino a che, come in un thriller che si rispetti, ci svela il segreto che il professore nasconde. L’ argomento drammatico viene trattato con sensibilità non comune, e l’ironia dell’autrice regala al lettore più di un sorriso (se non vere e proprie risate), specialmente durante i racconti della dialisi del prof. Rastrelli, o del suo rapporto conflittuale con la moglie, degno dei migliori episodi di “Casa Vianello”. Un libro che tiene incollato il lettore a ogni pagina e così, quando, ahimè troppo velocemente, si arriva alla fine del romanzo, il lettore si domanda già quando uscirà il prossimo romanzo di Marina Morpurgo.

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