Foto di copertina: Ib Rossi

Marina Morpurgo, e la memoria diventa letteratura

Inizia

Ho conosciuto Marina Morpurgo, giornalista, scrittrice e traduttrice  tantissimi anni fa, in maniera virtuale. Aveva tradotto un libro che mi era piaciuto moltissimo e l’avevo contattata su Anobii per un confronto. La nostra corrispondenza andò avanti per mesi. Tempo dopo, in occasione delle manifestazioni del 25 aprile, durante le quali si verificarono delle agressioni verbali, entrai in contatto via Facebook, con una delle vittime di questa aggressione, per esprimerle la mia solidarietà. Si trattava proprio di Marina, ma impiegai mesi a capire che stavo parlando con la stessa persona su due social diversi. L’interazione su Facebook diventò via via più vivace, e più frequente. Mi colpì, di Marina, la capacità di coniugare la profondità degli argomenti di cui scriveva con la leggerezza di comunicazione. Decisi di avvicinarmi perciò alla Morpurgo scrittrice; cominciai leggendo Risorse disumane, un racconto tragicomico, e purtroppo molto realistico, sul mondo del lavoro. Ho continuato a leggere i suoi scritti, fino all’ultimo romanzo, Il passo falso, di cui raccontai in questo blog. In tutti ho trovato la profondità abbinata alla leggerezza di cui scrivevo prima.

Sono stato perciò felicissimo di scoprire che Francesco Ziosi, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Zurigo, aveva invitato Marina Morpurgo il 25 gennaio, appena due giorni prima della Giornata della Memoria, a parlare all’evento “La Svizzera come salvezza. Tra finzione e realtà”. Non potevo certamente mancare a quest’evento, e così ho organizzato i miei viaggi di lavoro in maniera tale da essere presente a Zurigo proprio quel giorno.

Ci siamo incontrati alla reception dell’hotel, in anticipo rispetto all’appuntamento, perché nessuno dei due sa essere puntuale, e ci siamo incamminati lentamente, e chiacchierando amabilmente, verso il luogo dell’incontro, la Volkshaus, luogo storico della cultura operaia, luogo che ho frequentato non solo per concerti, da Pino Daniele ed Eduardo Bennato, ma anche per conferenze, dibattiti e campagne elettorali. Come conseguenza del nostro incontro anticipato, siamo arrivati in anticipo anche alla Volkshaus, tanto che non solo il pubblico non era ancora arrivato, ma si stava ancora lavorando per allestire la sala. Ne abbiamo perciò approfittato per aggiornarci sugli ultimi avvenimenti delle nostre vite, fino a che Francesco è arrivato, la sala si è riempita, e la conversazione è cominciata.

Attraverso il racconto delle vicende della famiglia paterna di Marina, che si trovarono a cercare rifugio in Svizzera nel dicembre 1943, quando le leggi razziali si inasprirono ulteriormente coinvolgendo anche gli ex ebrei, ma anche attraverso la storia della famiglia materna, che, non abbastanza ricca da cercare riparo all’estero, cercò rifugio in Toscana, abbiamo tutti insieme viaggiato nella memoria, fino a rendere universale quello che era cominciato come un racconto particolare. I libri di Marina, E’solo un cane (dicono), che racconta delle avventure della famiglia materna in Toscana, e Il passo falso, quest’ultimo vero e proprio romanzo, dal momento che racconta una storia completamente inventata che però si basa su fatti reali quali la fuga degli ebrei italiani in Svizzera, sono stati appena citati nelle domande, sempre pertinenti, di Francesco Ziosi. Tante altre domande, piene di coinvolgimento e curiosità, sono arrivate dal pubblico. Anche in questo evento ho ritrovato le qualità che rendono Marina una persona speciale: la capacità di arrivare alla profondità attraverso la leggerezza, giungendo dritta al cuore dei presenti. Felice di esserci stato.

Foto di copertina: Ib Rossi

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